Stasera e domani le due proposte del Laboratorio Puccini, mentre venerdì 29 a Sesto Fiorentino va in scena una coraggiosa Salomè nelle versione di Oscar Wilde
Il Laboratorio Puccini propone questa sera, giovedì 28 aprile ore 21.30, “Piccolo come le stelle – Vita di Giacomo Puccini” uno spettacolo di Elisabetta Salvatori che sul palcoscenico avrà l’accompagnamento al violino di Matteo Caramelli. Attingendo dalle oltre 8.000 lettere lasciate dal Maestro, Salvatori ripercorre il rapporto con Lucca e con Torre del Lago, gli amori, il timore di non essere all’altezza delle aspettative del pubblico e del suo editore, la guerra, la paura di invecchiare, il cancro alla gola che lo uccise. Nel finale realtà e finzione si fondono, e Puccini incontrerà i personaggi delle sue opere: Mimì, Rodolfo, Butterfly, Turandot, e ritroverà anche tutte le persone care, riguarderà la sua vita e si accorgerà che è stata bella. Si sente ancora piccolo, ma vede che anche le stelle sono piccole viste da qui. Biglietti: posto unico € 8,00 esclusi diritti di prevendita. Accesso in sala è consentito solo con Green Pass Rafforzato e mascherine FFP2. Biglietti in vendita nel circuito regionale Box Office/Ticketone, www.teatropuccini.it – info@teatropuccini.it.
Venerdì 29 aprile, sempre alle 21.30 è invece il turno di Alessandro Gori, alias Lo Sgargabonzi, che propone “Dieci monologhi sulla morte”. Si tratta di uno spettacolo sul tema del destino ultimo dell’Uomo, per sdrammatizzare quello che ci fa paura, per riflettere di rimbalzo sulla bellezza della vita e del nostro quotidiano esistere, sempre con un occhio al buonumore e alla leggerezza. Biglietti: posto unico € 10,50 esclusi diritti di prevendita. Prevendite e ammissione in sala come per Piccolo come le stelle.
Torna in scena domani, Venerdì 29 Aprile, al teatro San Martino di Sesto Fiorentino (biglietto 10 euro, info e prenotazioni: underweartheatre@hotmail.com | +39 348 2502920. Green pass per accedere in sala) l’innovativa rappresentazione della vicenda biblica di Salomè da Oscar Wilde, la più trasgressiva del nuovo testamento, ambientata nel I. sec d.C e all’alba del cristianesimo per trasportare al culto dell’apparizione, del corpo come divino incarnato che si performa e danza fino ai limiti dell’incesto e della necrofilia, attraversando i temi dell’arte e della religione con un singolare adattamento del testo ottocentesco dell’autore irlandese. Al debutto, luglio 2021 nella Piazza dello Spedale di Brunelleschi a Lastra a Signa, sono seguite due rappresentazioni estive al sacrario del Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa che ha raccolto uno straordinario consenso di pubblico. In scena ci saranno Ludovica Rio (Salomé), Federico Tassini (Giovanni Battista), Filippo Frittelli (Erode), Daniela Tamborino (Erodiade), Giorgia Stornanti (Siriano), Lara Yalil (Falsa Salomé danzatrice del ventre). La regia è dello stesso Frittelli.
L’allestimento è intriso del simbolismo wildiano dai calibrati elementi sacri e profani, storici e contemporanei, con passaggi di scala che offrono all’indagine delle forme una molteplicità di punti di vista in relazione allo sviluppo drammaturgico. Palloncini rossi traboccano come uva, dionisiaco e crudeltà da un calice d’argento con cui il palco si fa altare di un corpo celeste, un corpo sacro e ora di un capo reciso. Allo stesso modo si svela Salomé, preceduta da una controfigura oscura che accende ancor più la lettura verso una materna, sensuale e infine paradossale concezione della carne ma, attingendo ai Frammenti di Saffo, “così danzavano una volta in armonia le fanciulle di Creta, con i delicati piedi, intorno all’amoroso altare, delicato fiore d’erba teneramente calpestando”. Questa messa in scena si carica di nuova originalità, anche perché raro esempio di ritorno alla forma teatrale di un testo dalla travagliata vicenda di censura, divenendo un’alternativa alla più nota e diffusa versione operistica musicata da Richard Strauss. Protagonista e cifra del linguaggio del regista, l’essenziale e quasi statuaria gestualità dei corpi, in movimento nel disegnare lo spazio scenico, mentre sposa la narrazione poetica delle immagini che Wilde come Dante esprime nella perfezione dei dettagli.