Nardella ricorda i legami con Kiev e cita La Pira: “Occorre unire le città per unire le Nazioni”. E domani la sottoscrizione della Carta di Firenze
Un minuto di silenzio per le prime vittime della guerra in Ucraina ha aperto il Forum dei sindaci del Mediterraneo, in corso di svolgimento a Palazzo Vecchio a Firenze. Un modo, ha spiegato il sindaco del capoluogo toscano Dario Nardella, “per chiedere alla Russia e al mondo intero di fermare immediatamente la guerra e lasciare la voce alla diplomazia per un negoziato che vada avanti ad oltranza per la pace”. Nardella ha sottolineato gli antichi legami di Firenze con Kiev sanciti in un gemellaggio costituito nel 1967 dall’allora primo cittadino fiorentino Piero Bargellini e ha ricordato che i lavori del Forum porteranno alla redazione della “Dichiarazione di Firenze” che poi sarà oggetto di confronto nella giornata conclusiva del summit prevista per domani.
“L’epoca che stiamo vivendo – ha detto Nardella – ci impone di essere coraggiosi, di assumerci la responsabilità di intervenire nel dibattito internazionale e nei processi decisionali, diventando protagonisti veri ed attivi del dialogo mediterraneo. Dobbiamo però fra di noi sapere che questo spazio non ci verrà dato se non saremo noi i primi a credere alle enormi potenzialità che le Città hanno nel contesto mondiale. Vi esorto dunque ad essere coraggiosi e consapevoli, del potere diplomatico di cui siamo detentori, anche sfruttando i preziosi momenti di dialogo di questi giorni, che Firenze mette a vostra disposizione, perché il dialogo sia proficuo, per fare emergere le vostre idee e proposte.
Del resto, lo stesso La Pira diceva che occorreva “unire le città per unire le nazioni” e dunque io credo che da Firenze dobbiamo oggi rinnovare il nostro impegno, consapevoli che il Mar Mediterraneo è storicamente stato crocevia di culture e può nuovamente svolgere un ruolo determinante di pace e sviluppo delle nazioni, attraverso, e grazie, alla cooperazione tra città e comunità religiose”.
Che poi ha concluso: “Purtroppo, sempre di più, abbiamo la sensazione che l’Europa, il più grande progetto politico di pace e di unità scaturito dai drammi e dalle nefandezze della seconda guerra mondiale, stia smarrendo la consapevolezza della storia e della forza di quest’area geografica. L’assenza politica, e perfino fisica, tra i vertici UE di una preoccupazione rispetto al futuro del Mediterraneo è un fatto preoccupante. Senza una politica illuminata e un impegno concreto delle Istituzioni europee a favore dello sviluppo e della coesione delle Nazioni e dei popoli del Mediterraneo, l’Europa sarà più debole e più divisa. Di fronte ai problemi come le catastrofi ambientali, le migrazioni, le crisi politiche, le emergenze sanitarie, le diseguaglianze sociali che crescono chiedo con forza, anche in qualità di presidente di Eurocities, associazione che racchiude più di 250 città europee con più di 250.000 abitanti, che l’Europa non rimanga ferma o indifferente e si prenda a cuore quest’area; che si impegni insieme ai Sindaci a definire un’agenda per il Mediterraneo fatta di scadenze e impegni certi e verificabili con la previsione di adeguati investimenti economici. Intanto occorre un piano immediato per affrontare l’emergenza umanitaria che sta scoppiando a causa della guerra in Ucraina”.