Prima uscita dell’organismo che raccoglie i residenti nella zona e si batte contro il progetto di riqualificazione del quartiere (collegato al restauro del Franchi) che rischierebbe di stravolgere l’aspetto di uno dei rioni più belli della città
“Campo di Marte non ha problemi di traffico tali da giustificare l’arrivo della tramvia, forse proprio perché siamo protetti dalla ferrovia. Basterebbe sfruttare la rete ferroviaria già esistente: Rovezzano e il parcheggio scambiatore, la stazione, Santa Maria Novella con le due linee già esistenti T1 e T2. Poi si potrebbe implementare il tutto con un sistema di bus elettrici”.
Francesca Marrazza è la portavoce e presidente del “Comitato Vitabilità” che si è costituito prima di Natale per dire No al progetto di riqualificazione del quartiere strettamente collegato a quello del restauro dello stadio Artemio Franchi. Un’operazione fortemente voluta dal Comune che rischia di stravolgere irreversibilmente l’aspetto di uno dei quartieri più belli e verdi di Firenze consegnando un progetto faraonico sul quale dubbi e perplessità non mancano. Primi fra tutti proprio quelli della Fiorentina ancora non pronunciatasi in alcun modo sul restyling dello stadio che comporterebbe anche la realizzazione accanto di strutture ricettive (un albergo) e dedicate al terziario, oltre ovviamente di una forte parte commerciale.
Stamattina una quindicina di sostenitori del Comitato, che ha avviato anche una raccolta di firme fra i residenti raccogliendo un migliaio di sottoscrizioni, si è data appuntamento ai Giardini Niccolò Galli con cartelli e manifesti per esprimere il forte dissenso verso tutta l’operazione, in quella che è stata la prima uscita ufficiale dopo le numerose riunioni svoltesi nelle settimane precedenti. “Il Comitato – spiega Marrazza – non nasce contro la riqualificazione dello stadio, anzi noi siamo a favore per la storia della Fiorentina, per l’indotto economico che portano le partite in casa. Quando si parlò del restauro del franchi, l’amministrazione promise che ci sarebbe stato un parco adiacente e invece nel progetto ci siamo trovati un centro commerciale un albergo e un nuovo palazzetto dello sport. Come si possa immaginare tutto questo in un’amministrazione che si dice green e vuole rivalutare l’ambiente è un mistero che veramente non riusciamo a capire. Senza considerare che oltre ad essere devastante per il consumo del territorio e per il cemento che verrà colato, porterà qui tantissima gente e questo ci fa paura perché Campo di Marte, nella sua struttura urbanistica, non è pronto ad accogliere la massa di persone che potenzialmente potrebbero arrivare e questo ci appesantirà nella nostra quotidianità. Il verde che viene spacciato nel progetto sono solo dei tetti alti dai 10 a 15 metri che se poi avranno la manutenzione di adesso per quanto riguarda i giardini c’è da sentirsi male al pensiero di quei tetti bruciati dal sole in estate e allagati dalla pioggia in inverno. Quindi siamo veramente preoccupati e vorremmo discutere il progetto con l’amministrazione perché quello che abbiamo visto fino a questo momento non è quello che avevano promesso”.
Ma nel mirino del Comitato c’è anche la nuova linea della tramvia che collegherà Piazza della Libertà-Rovezzano, passando proprio dal Campo di Marte. La preoccupazione è che la realizzazione dell’opera privi la città di alberi come è accaduto con la T2 in via dello Statuto.
“Ci impressiona l’idea – prosegue -che questo treno vada a impattare sull’impatto settecentesco del nostro quartiere sui viali concepiti dal Poggi che non sono solo quelli del Piazzale. Perché tutti i viali qui sono stati immaginati da lui come i boulevard di parigina memoria anche se un po’ più stretti perché Firenze non è certo Parigi. A noi la vocazione sportiva del Campo di Marte piace e ci piacerebbe che rimanesse tale. E’ inutile che ci raccontino le favole: gli alberi dei viali se ne andranno per la maggior parte e non sarà più possibile ripristinare i viali come ci raccontano perché se si sposta tagliando da una parte e mettendo qualcosa da un’altra hai già denaturato volendo anche la storia perché per esempio gli alberi di viale Malta, forse non tanti lo sanno, ma sono dedicati a delle persone. Sono in un certo senso dei monumenti, ma soprattutto sono ombra, frescura, ritenzione idrica. Senza considerare che questa nuova linea andrebbe a distruggere realizzazioni relativamente nuove come Piazza delle cure. In via del Gignoro gli alberi sono forse stati piantati 11 anni fa, sono bellissimi hanno riqualificato la zona e secondo il piano mostrato verranno abbattuti tutti. Con la tramvia molte strade non saranno più percorse, forse lo saranno altre ma per chi ha un’attività commerciale rischia davvero di trovarsi nel deserto”.
Contatti per il momento il Comitato non ne ha avuti col Comune. Anzi, fanno amaramente notare alcuni componenti, in occasione dell’incontro tenutesi al Mandela in cui è stato ufficialmente presentato il progetto riguardante lo Stadio l’amministrazione è stata poco incline al dialogo. Le prossime mosse saranno quelle di vedere innanzitutto il progetto definitivo che ha come termine ultimo metà febbraio e di continuare a ricercare un dialogo. “Campo di Marte – conclude Marrazza -, e forse questo è il suo bello, è isolato perché la ferrovia lo separa dal resto della città. Se ce ne mettiamo un’altra parallela per la maggior parte del percorso, la vita di chi abita qui, alle Cure, a Coverciano diventerà un inferno perché noi abbiamo solo due modi di passare: piazza Alberti e piazza delle cure a parte Ponte del Pino che ora è interessato dai lavori. Siamo preoccupati per tutti questi stravolgimenti che sembrano irreversibili. Abbiamo questo polmone verde, vorremmo che rimanesse verde. Oggi abbiamo deciso di esporci un po’ di più con i cartelli che abbiamo messo all’ingresso del giardini Niccolò Galli. Poi siamo disposti a prendere qualsiasi tipo di iniziativa: vedi un consiglio comunale aperto, manifestazioni per far vedere il nostro dissenso ma soprattutto ci rendiamo disponibili al dialogo con l’amministrazione che finora non c’è stato. Se ci mettiamo al tavolo con chi il territorio lo vive tutti i giorni, i progettisti e le istituzioni comunali allora è possibile arrivare a soluzioni positive”.