Due appuntamenti da non perdere al Teatro Puccini e al Teatrodante Carlo Monni con le paure (anche inventate) di tutti i giorni e la mitica commedia di De Filippo attualizzata agli anni Ottanta
“Fobia” vuol dire paura e “Paura” include nella propria radice l’indoeuropeo -patche vuol dire percuotere, abbattere. Potremmo dire che le paure ci abbattono e che veniamo giornalmente percossi dalla fobia. Non è un buon inizio per un monologo comico. La risata però è il linguaggio che serve per entrare dentro ad uno degli argomenti più attuali, impegnativi e meno discussi di questo momento storico: la paura come timone sociale.
Arianna Porcelli Sofonov interpreta domani, 23 febbraio al Teatro Puccini, Fiabia-Fobia (inizio ore 21, posto unico 20 euro) collana di racconti che indaga sulle fobie che accompagnano la nostra persona. “Siamo passati dal “Non abbiate paura” di Giovanni Paolo II al “Restate a casa” in un batter d’occhio – spiega -, da “Andrà tutto bene” alla vigile attesa. Sin dai tempi dell’Uomo Nero, ogni anno viene prodotto un nuovo soggetto che dovrà farcela fare sotto. Quando ero piccola si doveva aver paura di Chernobyl, poi c’è stata la Mucca Pazza, l’arsenico nell’acqua, i testimoni di Geova. Poi sono arrivati i musulmani e dopo il 2001 se vedevi un arabo che avesse fatto la sciagurata scelta di comprarsi una cartella Invicta, eri in grado di allontanarti con un record da far piangere Usain Bolt. Dopodiché sono arrivati gli immigrati ma ora non se li fila più nessuno perché ci sono il virus, la peste suina e, se non bastasse, una bella guerra. Ma non ci bastano le paurose proposte dai suggeritori mediatici: vogliamo di più! Fiaba-fobia è stata scritta per ridere e per pensare. Sperando che non ci sia nessuno che abbia paura di ridere di pensare”.
Enzo Decaro, notissimo attore di tante fiction televisive di successo, è Gervasio Savastano imprenditore terrorizzato della iettatura in “Non è vero ma ci credo”, lo spettacolo di Peppino De Filippo in scena venerdì 24 febbraio ore 21.00 al Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio (Piazza Dante 23, Firenze). Erede della direzione della compagnia di Luigi De Filippo, il regista Leo Muscato crea un’opera che, rispettando i canoni tradizionali del teatro napoletano, regala alla vicenda un sapore più contemporaneo. Una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri che sono versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. L’avaro, avarissimo imprenditore Savastano, ha paura di essere vittima della iettura. La sua vita è diventata un inferno, vede segni funesti ovunque, finché sulla soglia del suo ufficio appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro. Sembra intelligente, gioviale e preparato, ma il commendator Savastano è attratto da un’altra qualità di quel giovane: la gobba. Da qui partono una serie di eventi paradossali ed esilaranti, che vedranno al centro la credulità del povero commendator Savastano (info e ingressi: www.teatrodante.it). In scena con De Caro ci saranno in ordine di apparizione Francesca Ciardiello, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone
“Gervasio Savastano teme che qualcuno o qualcosa possa minacciare l’impero economico – Muscato – che è riuscito a mettere in piedi con tanti sacrifici. Qualunque cosa, anche la più banale, lo manda in crisi. Chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo. La moglie e la figlia sono sull’orlo di una crisi di nervi; non possono uscire di casa perché lui glielo impedisce. Anche i suoi dipendenti sono stanchi di tollerare quelle assurde manie ossessive. Sembra il preambolo di una tragedia, ma siamo in una commedia che fa morir dal ridere”. E continua: “Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni 30. Noi abbiamo avvicinato ancora di più l’azione ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni 80, una Napoli un po’ surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona”.
Sabato 25 febbraio alle 21.00 prosegue inoltre la rassegna dedicata a Andrea Cambi che raccoglie il meglio del teatro toscano. In programma “Di quando”, lavoro con la regia di Manfredi Rutelli interpretato da Gianmarco Nucciotti. Ci sono storie che fanno divertire e ce ne sono altre che rattristano un po’ o che fanno riflettere. Spesso risultano impossibili da pensare, per come viviamo quest’epoca moderna, tanto che sembrano ormai appartenere a un altro mondo. È il bagaglio culturale della nostra vita, che è bello ravvivare per non dimenticare chi siamo, da dove veniamo e come siamo arrivati a oggi. “Di quando” è il racconto brillante di storie vere, storie di miti che non torneranno più, storie di personaggi e fatti, non puramente casuali.