Durante il lockdown, secondo una recentissima indagine condotta dall’Istat, sono state 5.000 le telefonate arrivate al numero antiviolenza 1522: il 73% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per questo i centri di aiuto per le donne sono rimasti aperti ed è stato creato dal Ministero della Salute un servizio di sostegno psicologico attraverso il numero 1550. La scrittrice Rita Ragonese, dopo Di nuovo insieme, ci regala un nuovo racconto: dove viola non è solo il colore del livido sullo zigomo di Irene provocato da un uomo violento, ma quello della metamofosi e della rinascita
Rita Ragonese
IL RACCONTO – Di nuovo insieme
La cosiddetta Fase 2, quella della convivenza con il Coronavirus, ancora non è partita ma già porta con sé polemiche. Una in particolare in queste ore sta arroventando il dibattito e si riferisce alla possibilità di spostarsi da casa. Perché se prima si poteva abbandonare la propria abitazione solo nel caso di comprovate necessità (lavoro o salute per intenderci) adesso il Decreto consente spostamenti anche per andare a trovare i propri cari: o per meglio dire “I congiunti”. Ed è proprio questa parola, freddamente burocratica, ad aver acceso la contesa su chi deve essere considerato un congiunto: un suocero, un parente, un cugino, una compagna, una fidanzata, un’amante. Rita Ragonese, che abbiamo imparato a conoscere con l’intervento dedicato alle nostre paure in tempi di Covid-19, adesso racconta l’attesa di una coppia che si ritrova alla stazione dopo tre mesi lontananza forzata
L’INTERVENTO – Col Coronavirus ognuno incontra le proprie paure
Rita Ragonese vive nel trevigiano dove lavora come assistente sociale. Dopo la laurea specialistica in Scienze del Servizio Sociale, si è formata in Metamedicina, di cui è diventata consulente, arricchendo il proprio bagaglio di strumenti operativi utilizzati nel processo di aiuto alle persone. E’ autrice del romanzo “Tripoli, la terra di chi” pubblicato del 2019 e di numerosi racconti. Le abbiamo chiesto un contributo sulla paura di incrociare gli altri, sulla stessa strada o sul medesimo marciapiede, in queste settimane dove i rapporti sociali sono pressochè azzerati per evitare il rischio di un potenziale contagio