Riaprire, solo su appuntamento, anche i negozi chiusi in zona rossa è l’idea a cui sta lavorando l’organizzazione di categoria. Lapini: “Così si possono conciliare salute e lavoro. Impresa titanica competere con i giganti dell’e-commerce”
Riaprire, solo su appuntamento, anche i negozi chiusi in zona rossa: gioiellerie, boutique e ‘jeanserie’, negozi di calzature e pelletterie, ma anche articoli da regalo, mobili, bigiotteria e oggettistica varia. È la proposta rilanciata da Confcommercio Toscana per accelerare la programmazione della ripartenza. “Si tratta di una iniziativa – dice Anna Lapini, presidente regionale dell’associazione di categoria – che riesce a conciliare salute e lavoro, senza pericoli per nessuno. I clienti possono fissare la visita in negozio e fare i propri acquisti con la sicurezza di essere soli. Non ci sarebbe alcun rischio di creare file e assembramenti e, fra un appuntamento e l’altro, i commercianti potrebbero provvedere alla opportuna sanificazione prima di accogliere il cliente successivo”.
A mettere a punto gli aspetti tecnici e organizzativi della proposta per la Toscana ci stanno pensando i presidenti regionali di Federmoda Federica Grassini e di Federpreziosi Roberto Duranti. “Per la moda e il dettaglio orafo – continua Lapini – potrebbe essere una svolta positiva, soprattutto potrebbe ridare speranza a due comparti fortemente provati dalle chiusure imposte dai Dpcm. I nostri imprenditori chiedono solo di poter tornare a vivere del proprio lavoro. Del resto, i ristori si sono rivelati assolutamente insufficienti a recuperare le perdite, anzi non bastano neppure a coprire le spese che continuano ad esserci. Intanto, chi ha dipendenti è stato costretto a ricorrere alla cassa integrazione e non è sicuro che, quando la tempesta sarà finita, ci saranno le condizioni per poterli riaccogliere in organico. Ogni giorno di chiusura toglie visibilità e allontana dai clienti. Il pericolo concreto è quello di essere dimenticati”.
Ma c’è anche un altro tipo di preoccupazione: la concorrenza del commercio elettronico. Molti negozianti – sottolinea ancora – non si sono persi d’animo e hanno sviluppato le tecniche del social shopping attraverso Instagram e Facebook Ma è un’impresa titanica competere con chi investe milioni di euro l’anno per la promozione dei propri canali di vendita on line”. Ecco perché la proposta dello “shopping on demand” potrebbe funzionare e dare una svolta decisa in positivo alle sempre maggiori crescenti difficoltà del settore. “Le chiusure della zona rossa – conclude – sono inconcepibili sotto molti aspetti. Penso ad una piccola gioielleria che può far entrare al massimo un cliente alla volta: quale pericolo di contagio potrà mai causare? Forse più alto che entrare in un supermercato o prendere un bus di linea? Oppure i saloni espositivi dell’arredamento: spazi enormi, dove i clienti entrano su contingentamento. Chiuderli non mi pare cambi di una virgola la situazione epidemiologica. Le aperture su prenotazione sono un’idea fattiva e ragionevole, che chiediamo alla Regione Toscana di valutare con attenzione. Se non programmiamo la ripartenza, anche attraverso questi segnali, la nostra economia resterà al palo per tanto tempo: anche molto oltre la fine della pandemia”.