Il sindaco di Firenze ufficializza al teatro del Sale il suo passo indietro per appoggiare il presidente dell’Emilia Romagna: “Mi ha convinto nell’idea di fare un percorso insieme”
Stefano Bonaccini candidato e Dario Nardella coordinatore nazionale della “mozione” nella corsa alla segreteria del Pd che vedrà impegnato il Governatore dell’Emilia Romagna fino al 19 febbraio prossimo con le primarie aperte. L’annuncio ufficiale, ma in sostanza era già il finale scritto da alcuni giorni, soprattutto dopo la convention nardelliana di Roma che non era riuscita polarizzare interessi e simpatie della variegatissima galassia Dem per una eventuale discesa in campo del primo cittadino fiorentino, è arrivato nel primo pomeriggio di oggi durante la conferenza stampa convocata al teatro del Sale di Firenze che doveva servire a sciogliere definitivamente i nodi.
E i nodi si sono sciolti subito, fin dall’avvio dell’incontro con i giornalisti con un Nardella forse un poco sotto tono che ha voluto subito e giustamente lasciare il palco a Bonaccini, ribadendo però alcune delle valutazioni emerse durante l’incontro al cinema Quattro Fontane nella Capitale. “Dobbiamo portare un valore aggiunto per tenere unito il fronte dei sindaci, degli amministratori locali – ha esordito Nardella -. Spero di tenere unito il partito intorno a un progetto, per dare una mano per una platea plurale e larga, unita e inclusiva. Ho detto che sembrava possibile una frattura e una polarizzazione, il primo elemento per evitare fratture è mettere al centro le idee e il rispetto reciproco. Molti di coloro che mi hanno sostenuto mi hanno chiesto perché non sono andato avanti con la mia candidatura. Io ho trovato dentro di me le ragioni della scelta di sostenere Bonaccini e di fare confluire le mie idee, il mio tempo e la rete di rapporti che abbiamo costruito nel progetto con cui Bonaccini si candida alla segreteria del Pd”.”. Per Nardella, “non posiamo permetterci un altro congresso in cui cambiamo segretario e non il partito e non possiamo credere che basti cambiare il vertice per avere una squadra collegiale. Abbiamo bisogno di leader forti ma inclusivi e un progetto di comunità”.
Poi la scena è stata tutta per Bonaccini, convincente forse come non mai, e soprattutto molto deciso a portare a casa il risultato finale nel nome del cambiamento e soprattutto con l’obiettivo di riconquistare e portare sui valori del centrosinistra non soltanto quei 19 milioni di italiani che alle urne non sono andati a settembre ma anche e soprattutto gli elettori del Pd che hanno scelto di non recarsi a votare delusi dalla politica delle consorterie e di mera conservazione del potere e delle poltrone. “Mi è sembrato giusto – ha detto Bonaccini riferendosi a Nardella che stima moltissimo – affidargli la guida della nostra mozione. Ha saputo tenere alta la qualità del buon governo in questi anni” Poi l’annuncio della presentazione di una squadra paritaria, tante donne e tenti uomini, oltre a un tour che partirà il 10 dicembre prossimo da Bari con l’obiettivo di toccare circa un centinaio di città, non necessariamente le più grandi e note, per far sentire rappresentato il territorio.
Una scelta, quella di partire dal Sud, tutt’altro che casuale. Come tutt’altro che casuale è stato il riferimento alla legge elettorale (redatta però anche dal Pd) che bisognerà cercare di cambiare perché “non è possibile continuare con le liste bloccate e i nomi scelti da Roma e non dal territorio”. Quanto alle alleanze, le idee sono anche più nette: “Non si fanno a tavolino per battere avversari, ma solo se c’è programma condiviso. Mi auguro che si voglia condividere con noi una stagione di opposizione credibile: quando avremo definito l’identità e rilanciato il Pd, allora poi con noi dovranno fare i conti. E discuteremo a tono di quello che dovremo fare. Ma una cosa deve essere chiara: chiunque vinca la corsa congressuale il giorno dopo saremo tutti insieme. Di scissioni ne abbiamo patite anche troppe negli anni scorsi”.
L’ultima stoccata è del sindaco Nardella a va diretta al suo ex amico Matteo Renzi: “Qui non ci sono renziani. I renziani senza Renzi non sono renziani. Poi ognuno ha preso la sua strada, noi siamo qui e ci battiamo perché cresca il Pd. È un fatto acquisito, del quale siamo tutti convinti e sul quale abbiamo costruito un progetto di classe dirigente di questa città. Sull’impegno all’interno del Pd noi siamo una squadra, c’è un capitano, che è Bonaccini, ognuno di noi metterà a disposizione il tempo che può per seguire il partito perché c’è una leadership collettiva e capacità di organizzare impegno e lavoro di ciascuno”. Sul palco oltre a due sedie-regista di color rosso c’è anche una bellissimi bici da corsa in fibra di carbonio. Da lì parte la corsa verso un nuovo Pd.