Dopo l’arrampicata anarchica sul portone della Basilica per appendere uno striscione, il Priore degli Agostiniani sbotta: “Illogico lasciare quelle protezioni di ferro arrugginito senza corde davanti a un monumento del Cinquecento”
Non bastavano le scritte oscene sui portoni laterali, le protezioni in ferro volute dal Comune che dovevano preservare il sagrato dai vandali arrugginite e le fioriere che dovevano assolvere lo stesso compito. A rendere la vita difficile per la Basilica di Santo Spirito ci si sono messi anche gli anarchici (?) che qualche sera fa da Viale Redi in corteo per protestare contro lo sgombero dell’edificio occupato abusivamente di via Ponte di Mezzo, sono arrivati nella piazza dell’Oltrarno, hanno interrotto l’evento che si stava tenendo in quel momento sul sagrato e infine hanno appeso uno striscione all’ingresso principale della Basilica, accendendo fumogeni e protestando contro lo sfruttamento della città a fini turistici.
Per Padre Giuseppe Pagano, Priore degli Agostiniani da sempre in prima linea con i residenti contro il degrado e l’assenza di decoro da parte dei frequentatori notturni, è stata un’altra fitta al cuore. “Se amministrazione e forze dell’ordine non riescono a tenere il decoro in questo luogo – spiega amareggiato – allora sì alla cancellata. Per quello che hanno sprecato in questi anni, 60mila euro per gli spettacoli, 40mila per mettere quei ferri arrugginiti, 40mila euro per gli eventi dello scorso anno, altro che cancellata sarebbe venuta: ci facevamo anche i portoni soprattutto, quelli laterali che sono divenuti un tazebao di parolacce e di volgarità. Anche lì avevamo parlato con la soprintendenza proponendo di pulirli noi a patto poi di avere la possibilità di salvaguardarli come a San Lorenzo con una piccola recinzione. La risposta naturalmente è stata no”.
Già, perché a parte lo spettacolo, chiamiamolo così estemporaneo degli anarchici (ma verrebbe da chiedersi dove fossero Municipale e Forze dell’ordine per permettere a qualche esagitato di arrampicarsi sul portone e attaccare uno striscione), ora uno dei problemi della Basilica sono proprio quelle protezioni lasciate lì sul sagrato. “Il nostro tema adesso – continua – è estetico-artistico riguardo a questi cosi arrugginiti che sono abbandonati lì senza motivo. Sono nati per avere questa corda, le corde sono state tagliate e non le hanno più rimesse. Mi sembra illogico che vengano lasciate davanti a un monumento del Cinquecento. Dal Comune dicono che senza questi non si può proteggere nulla. Se noi dobbiamo continuare ad avere paura di chi non vuole essere educato e non rispetta il decoro di una città antica, allora abbiamo perso come democrazia”.
Padre Pagano poi torna a un concetto a lui molto caro: il sagrato non è un palco dove organizzare concerti o spettacolo perché non è di proprietà comunale. “Non vogliamo – dice ancora – si trasformi in un posto con eventi che niente hanno a che fare con il luogo in cui si tengono. C’è tanta di quella banalità in quello che viene proposto. Una volta ho provato a parlare di qualità e mi hanno quasi mangiato. Però io continuo a dire: il sagrato non è un palco. I palchi se li facciano nella piazza, lì c’è tanto spazio. Se poi però il Comune crede di poter fare quello che gli pare perché sotto sotto pensa che il sagrato sia loro allora lo deve dire, lo devono scrivere al Cardinale senza fare furbizie. Io non sto lì a giocare su di chi è la competenza e di chi non è. Ma mi chiedo come fa un architetto che lavora in Comune a non sapere che il sagrato è un prolungamento della chiesa. Noi non abbiamo interessi: non siamo assessori o consiglieri comunali che si possono rimuovere. Vogliono andare dai nostri superiori? Vadano pure, poi i nostri superiori verranno qui e vedranno con i loro occhi. Poi adesso su questi manufatti hanno cominciato ad attaccarci questi fogli che definire poesie è davvero troppo, questi quadri con simboli fallici. Ma stiamo scherzando”.
Ma l’amarezza di Padre Pagano è anche per la trasformazione che sta subendo l’OItrarno. “Il quartiere – conclude – si sta svuotando sempre di più mentre aumentano i b&b. Non mi pare che su questo ci sia molta attenzione. L’Oltrarno è il luogo dove la gente può andare la sera. Il giorno di là serve per raccogliere i turisti, la notte di qua serve per il mangia e bevi. Poi vedremo cosa accadrà se l’Esercito lascerà Cestello. Verrà rispettato il luogo? Io lo lascerei come monumento, luogo di cultura. Il nostro grande disagio resta comunque quello di sempre: siamo è un luogo notturno dove la gente si sballa e lascia degrado”.