Domani si sarebbe dovuta discutere la delibera per non applicare la rottamazione decisa dal Governo. Ma assenze (Pd) e astensione (IV) “costringono” Milani al rinvio facendo una figuraccia. Le opposizioni in coro: “Si è voluto salvaguardare la Giunta Nardella”
Salta il Consiglio comunale di domani e le minoranze insorgono accusando il presidente Luca Milani di voler in qualche modo “salvaguardare la giunta Nardella” venendo meno così al suo ruolo di super partes. In discussione giovedì ci sarebbe stata la proposta di delibera per non applicare la rottamazione delle cartelle esattoriali fino a mille euro decisa dal Governo Meloni a fine dicembre. In altre e più chiare parole, far pagare cioè anche le vecchie multe quelle comminate fra il 2000 e il 2015. I tempi però sono stretti: entro il 31 gennaio la delibera deve essere esecutiva e proprio questo è il nocciolo della questione perché per l’immediata esecutività ci vogliono i voti ovviamente della maggioranza ( 18+1) e il rischio per l’esecutivo era quello di fare una figuraccia date le assenze di ben quattro componenti (tre del Pd, 1 della Lista Nardella), senza contare Italia Viva che con tutta probabilità si sarebbe espressa con l’astensione data la posizione assolutamente diversa sul tema del partito dell’ex premier Matteo Renzi.
Insomma c’era la fondata possibilità che la maggioranza finisse sotto con tutte le conseguenze del caso. Così il presidente Milani ha deciso di rinviare il Consiglio motivando la scelta con il “rischio di non discutere l’atto all’ordine dei lavori”, che secondo lui “sarebbe stato semplicemente irresponsabile. Non c’erano le condizioni”. E tanto è bastato per le minoranze per salire sulle barricate, o meglio sugli scranni criticando duramente la scelta operata dalla presidenza. Di “decisione sbagliata” parla il vicepresidente vicario del Consiglio Emanuele Cocollini (Centro): “Non ho condiviso la decisione del presidente Milani. Non si può comunque decidere arbitrariamente di revocare la convocazione del Consiglio comunale, senza che vi siano motivazioni di particolare gravità che non possono avere assolutamente a che fare con considerazioni politiche le quali non possono essere in capo alla Presidenza del Consiglio. Il Consiglio avrebbe dovuto tenersi regolarmente e rimandato soltanto in caso di assenza del numero legale. Non voglio nemmeno immaginare che la decisione sia stata assunta sulla base della consapevolezza della mancanza della maggioranza per approvare la delibera all’ordine dei lavori, perché ciò comporterebbe una forzatura che non può essere minimamente accettata. Il Presidente deve svolgere il suo ruolo soltanto a garanzia del corretto funzionamento democratico delle istituzioni”. Sulla stessa linea anche tutte le minoranze di centrodestra che sottolineano come la Presidenza “sia stata costretta a scendere in campo a salvaguardia del sindaco Nardella. Una decisione sbagliata che non accettiamo minimamente. Un atto arbitrario che lede i diritti fondamentali degli eletti nell’assemblea democratica della città. Nelle prossime ore faremo le dovute valutazioni per capire se il Presidente Milani sia ancora adeguato a svolgere correttamente il suo ruolo” dicono in una nota congiunta Fratelli d’Italia, Gruppo Centro, Lega e Forza Itali”. Di “maggioranza allo sbando” parlano infine Dimitrij Palagi e Antonella Bundu (Sinistra Progetto Comune) che aggiungono: “L’annullamento del Consiglio di giovedì segue a un lungo silenzio, che evidenzia come il Partito Democratico stia vivendo una crisi vera a Firenze”.