Alla Leopolda il leader di Italia Viva apre ai centristi moderati “orfani di una forza liberale” e attacca pesantemente Matteo Salvini
Tasse, quota 100, Europa, immigrazione e un invito ai moderati “orfani di una forza liberale” a trovare una casa nuova. Perché “C’è un popolo che non ha paura di dire quel che pensa, che è pronto a guardare al futuro”. Costi quello che costi, anche se questo potrebbe significare mettere in crisi il Governo.
Matteo Renzi scalda come non mai la folla di supporter e militanti di Italia Viva datisi appuntamento alla Leopolda per l’ultima delle tre giornate della kermesse fiorentina anche questa all’insegna del “sold out” fin dalle primissime ore. Non a caso la partenza è “non avere paura” di Tommaso Paradiso ripetuta come una sorta di mantra collettivo. Il leader del nuovo soggetto politico ci mette poco ad andare al fuoco dei temi che gli stanno a cuore, sostenuto in questo anche dal vibrante discorso del ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova che in precedenza aveva duramente attaccato il M5S sul tema del lavoro e sui provvedimenti per l’Ilva.
E il primo bersaglio è Quota 100 di cui, accusa Renzi, “Salvini ha bisogno come slogan, come dei barconi”. Ma sono le tasse e le tensioni nel Governo però ad affacciarsi di continuo nell’intervento del leader. “Proporre idee – dice – non è lanciare ultimatum ma fare politica. Se io propongo di non tartassare le partite Iva, non è un ultimatum ma domando cosa vi ha fatto di male la classe media per essere tartassata”.
Le alternative ci sono: “Diciamo al presidente del Consiglio: caro presidente, se vuoi combattere l’evasione fiscale – aggiunge – e ci chiedi se siamo d’accordo, ti presento il luogo dove è partito il fisco 2.0, lo scontrino e la tariffazione digitale: la Leopolda. Le nostre proposte hanno fatto emergere 15 miliardi di evasione. Da qui non è passato nessuno che ha firmato un condono fiscale. Il problema non è il contante, ma le detrazioni. Se elimini le detrazioni, per esempio sui lavori in casa, agevoli l’evasione”. Italia Viva poi vuole mettere a disposizione gratuitamente cinque professionisti per tagliare la spesa pubblica di due miliardi senza tagliare i servizi in un anno. Ma ribadisce anche il netto no “a sugar tax e altri balzelli”.
Da qui all’addio al Pd il passo è fin troppo breve: “In Italia non si può aumentare la pressione fiscale, non possiamo diventare un partito che strizza l’occhio ai giustizialisti di tutti i generi, noi siamo garantisti”. Dario Franceschini, Nicola Zingaretti e il sindaco di Firenze Dario Nardella, che ha portato il saluto della città, restano amici ma è chiaro che adesso “il Pd è un competitor”. Ai primi due lancia un invito: ristrutturare a Ventotene il carcere, dove Spinelli e compagni hanno scritto il manifesto per la nuova Europa, e farne una grande scuola: “C’è un progetto fatto assieme quando ero premier, 80 milioni di euro già finanziati ma è stato bloccato: riprendiamolo”.
L’ultima bordata è ancora per Salvini: “Mi diceva che ho solo il 4%, ricordo che ti sei fatto fregare da uno col 4%. Goditi il Papeete che a salvare il Paese ci pensiamo noi. Se avessimo accettato il suo diktat avremmo avuto una campagna elettorale di tre mesi fatta in costume. Ho cambiato idea nel nome dell’Italia, per salvare l’Italia da Salvini e dal Salvinismo, di avere Salvini che puntava al Colle. Se questa legislatura rimane in vita, il successore di Mattarella sarà espressione di forze politiche che credono nell’Europa, che non mettono in discussioni i valori fondamentali della nostra Costituzione: questo è costato in termini anche umani ma è stato fatto con un disegno politico, che ci ha fatto aprire il giorno dopo il cantiere di Italia Viva”.
Dunque la legislatura va avanti fino al 2023 (il Governo con Conte si vedrà), ma nessuna alleanza strutturale con i Cinque Stelle come invece vuole il Pd. Porte aperte invece ai centristi moderati che non si riconoscono più in Forza Italia, soprattutto dopo la manifestazione di ieri in piazza San Giovanni a Roma, perché “il centrodestra ha cambiato natura”. “Noi ripartiamo con lo zaino in spalla – ha concluso Renzi -, con fatica. Questo è un nuovo inizio”.