Fino all’11 novembre prossimo a “Tornabuoni Arte” il viaggio affascinante inaugurato da Giovanni Boldini per poi man mano arrivare a Casorati, Severini, Morandi, Rosai, Sironi e De Chirico
Un viaggio a tutto tondo nell’arte figurativa italiana del XX secolo, tra nature morte, paesaggi e figure umane. Dalle pennellate espressive di Giovanni Boldini alle composizioni evocative di Plinio Nomellini, dalla dinamicità delle forme di Gino Severini al simbolismo enigmatico di Giorgio de Chirico, fino alle suggestive composizioni di Giorgio Morandi. E’ “Realtà e sogno. Da Fattori e Guttuso”, la mostra di Tornabuoni arte visitabile da oggi, 13 settembre, fino all’11 novembre prossimo
Ad inaugurare il percorso espositivo è Giovanni Boldini, uno dei principali pittori italiani di fine Ottocento, interprete sensibile della Belle Èpoque e molto vicino all’impressionismo. In mostra troviamo Ritratto della signorina Concha de Ossa, realizzato attorno al 1888, che testimonia la sua spiccata vena di ritrattista, specialmente di figure femminili piene di personalità. La figura umana però è raffigurata anche nelle opere di Pompeo Borra con Modelle (1936), dove l’artista milanese abbandona l’astrazione purista per avvicinarsi all’umanesimo di Piero della Francesca, e in Modèle devant le miroir dans l’atelier di Mario Cavaglieri, olio su tela del 1911, che ritrae una donna di fronte allo specchio di un atelier, delineata attraverso una pittura rarefatta e raffinata. E poi Luce nella luce di Giacomo Balla, in cui il personaggio femminile è soltanto un pretesto per realizzare un gioco di riflessi e trasparenze che anticipa i soggetti più futuristi dell’autore. In Fanciulla bruna e Le stiratrici di Felice Casorati è evidente, invece, l’attenzione alla forma, come anche in Capanno al mare di Mario Tozzi: qui, tuttavia, le figure delle bagnanti raggiungono il massimo grado di sublimazione, diventano idoli, puri oggetti di contemplazione.
Soggetti emblematici dell’arte figurativa, non possono mancare le nature morte come quelle ritratte da Gino Severini di cui è esposto, in questa sede, Il balcone (La fenetre), facente parte di una serie di quadri realizzati nel 1930 davanti alla terrazza del suo atelier in rue Marie Davy, a Parigi, e Natura morta con galli e pesci del 1936-1937, dove Severini, seguendo la sua peculiare idea pittorica, distacca gli oggetti dal contesto tradizionale per dar loro vita nell’ambiente del dipinto. Tra le opere raffiguranti elementi inanimati spiccano poi le delicate composizioni di Filippo De Pisis, come Vaso di fiori in un interno del 1945, dove le forme, disfatte, sono immerse in un’atmosfera poetica. Completa questa sezione, Giorgio Morandi per il quale la natura morta rappresentava uno stile di vita, un filtro attraverso il quale la realtà poteva essere letta, interpretata, sublimata.
Una sezione espositiva è dedicata infine ai paesaggi: quelli di Carlo Carrà – che in un primo momento aderì al Futurismo, abbandonandolo poi per approcciarsi alla poetica Metafisica – scenari di una geometria proporzionata e rigorosa come Campagna di Assisi (1940); quelli di Giovanni Fattori, tra i massimi esponenti della corrente dei Macchiaioli, e di Plinio Nomellini; ancora le vedute toscane di Ardengo Soffici e quelle vicine al cubismo del pittore e scrittore Renato Paresce, uno dei protagonisti della pittura italiana a Parigi negli anni ‘20. La mostra è infine una occasione per ammirare alcune opere di Giorgio de Chirico, padre della pittura metafisica, una delle esperienze più innovative della prima parte del secolo. E poi ancora Pietro Annigoni, Piero Marussig, Mario Sironi e Alberto Savinio, senza dimenticare il fiorentino Ottone Rosai.