Nonostante l’exploit di Sara Funaro, prima donna sindaco in tutta la storia della città, un dato balza subito agli occhi: il fortissimo astensionismo al ballottaggio che ha portato alle urne soltanto solo il 47,98% dei votanti
Servirà ancora del tempo, malgrado già si disegnino ipotetiche squadre di Governo a Palazzo Vecchio attorno a Sara Funaro primo sindaco donna in tutta la storia di Firenze. Tempo per analizzare i risultati fra il primo e il secondo turno che hanno riservato più di una sorpresa. E un dato che forse i partiti farebbero bene a prendere seriamente in considerazione sia livello locale che nazionale: il fortissimo tasso di astensionismo mostrato dai cittadini prima in occasione delle Elezioni Europee e poi subito dopo confermato nelle amministrative.
Firenze dunque ha eletto un primo cittadino mandando alle urne neanche il 50% degli aventi diritto (47,98%), record negativo in assoluto per una città in cui il vanto è sempre stato quello di oltrepassare la soglia del cinquanta per cento e andare anche oltre come per esempio per cinque anni ha ricordato tutti i giorni come in un mantra Dario Nardella, ora Eurodeputato Pd, quando sottolineava non solo di non essere andato al ballottaggio ma di aver preso il 57% dei voti e dunque in sostanza di poter fare tutto quello che voleva senza ascoltare consigli o proposte. Tanto per fare un raffronto, cinque anni fa a votare si recò il 68% degli aventi diritto. Una percentuale dunque ben superiore a quella di oggi, anche se va detto che non ci fu bisogno del ballottaggio per designare il nuovo inquilino della Sala di Clemente VII e a voler ben vedere anche in quella circostanza l’astensione non fu proprio una bazzecola perché arrivò al 32%. E ancora prima nel 2014, Dario Nardella vinse al primo turno con il 59% dei voti e un astensionismo attestatosi a più del 32%. L’ultimo ballottaggio risale al 2009, quando Giovanni Galli con il 32% mandò al secondo turno Matteo Renzi (47%) che poi vinse al secondo turno con il 57% dei voti e anche qui un’astensione al 43%.
Segnali fortissimi come si vede ma che i vari schieramenti continuano a non voler vedere o addirittura a sottovalutare preferendo la più semplice strada dei commenti entusiastici di vittoria, sia che si vinca per davvero o che si perda, costume questo tipicamente italiano. Perché in sostanza se è vero che Sara Funaro ha preso il 60,56% dei suffragi (una vittoria schiacciante dunque su Eike Schmidt) è vero anche che quel 60,56% rappresenta il 47,98% di quelli che hanno esercitato il loro diritto e dovere civico di andare alle urne e scegliere chi lo rappresenterà per i prossimi cinque anni.
E l’altro 52%? Con ogni probabilità non si è sentito rappresentato dai due competitor, perché diciamolo francamente, questa campagna elettorale che poteva rappresentare un senso di novità o di discontinuità (parola che pare Funaro non gradisca molto, peccato però perché in se stessa non ha germi tutti negativi…) alla fine non è stata così esaltante come poteva far supporre e anche abbastanza banale e scontata, tanto da non riuscire a coinvolgere tutti i cittadini, salvo ovviamente i supporters e i militanti di entrambi gli schieramenti. E non c’entra neanche il ponte di San Giovanni, caduto a ridosso del secondo turno. C’entra invece un’altra parola, spesso abusata ma anche in questa circostanza tremendamente vera: disaffezione dalla politica e da tutto ciò che la riguarda, compreso appunto – e lo sottolineiamo per l’ennesima volta – l’esercizio del diritto costituzionale di voto. Vale In Europa dove guarda caso anche qui non si è raggiunto il 50% degli aventi diritto, vale anche per le Politiche dove il grado di disaffezione è ormai una costante fissa da un bel po’ di anni e vale purtroppo anche per le amministrative, dove il rapporto è diretto fra chi vota e chi viene eletto, e dove ci si scontra con i problemi di tutti i giorni che attraversano una città. E Firenze purtroppo non fa eccezione, anzi stavolta diventa anche un simbolo, pure se negativo. Forse bisognerebbe partire proprio da qui per riconquistare quel 52% che in questo momento sembra irrimediabilmente perduto o compromesso. Nell’agenda delle priorità di Sara Funaro a cui mettere mano, forse questo sarebbe uno dei punti da porre subito all’attenzione per non rischiare poi di perdere in modo definitivo il contatto con i cittadini. Supporter e militanti ovviamente sono un’altra cosa.