L’acquisizione resa possibile dalla donazione degli eredi dell’eclettico artista, traduttore di Stendhal, Pound e Céline, che segnò un pezzo importante della vita culturale italiana e meneghina dagli anni Settanta in poi
Tre disegni del pittore, scultore e designer milanese Emilio Tadini entrano a far della collezione delle Gallerie degli Uffizi. Si tratta di Le figure, le cose (matita e acquarello su carta, 66 x 49 cm, anni ’70), Museo dell’uomo (matita su carta, 50 x 70 cm, anni ’80) e Città italiana (matita e acrilico su carta da pacco, 50 x 70 cm, anni ’80). L’acquisizione è stata resa possibile attraverso una donazione degli eredi dell’artista che hanno partecipato alla presentazione svoltasi all’auditorium Vasari delle Gallerie assieme al direttore del museo museo Eike Schmidt, Melina Scalise, Presidente della Casa Museo Spazio Tadini e responsabile dell’Archivio dell’artista, la storica dell’arte Marzia Faietti, la critica d’arte Vera Agosti. “Questa donazione-ha detto Schmidt – è un esempio di generoso mecenatismo, di cui siamo profondamente grati agli eredi di Emilio Tadini. Ma non solo: con i tre disegni dell’artista, la collezione di grafica moderna e contemporanea del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi si arricchisce di un’importante testimonianza dell’arte del Novecento italiano”.
Pittore, scultore e designer. Scrittore, poeta, saggista e traduttore di importanti autori, come Stendhal, Pound, Eliot, Céline. Tadini (Milano 1927-Milano 2002) ha condotto trasmissioni per la Rai, la Radiotelevisione Svizzera e Tele+ e scritto di cultura per Il Corriere della Sera. Tra le varie cariche è stato Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Brera. Ha iniziato la sua attività letteraria nel 1947 sulla rivista Il Politecnico di Elio Vittorini e inaugurato la sua prima mostra nel 1960 alla Galleria del Cavallino a Venezia. Due volte invitato alla Biennale di Venezia, la sua ultima retrospettiva si è tenuta a Milano nel 2001 a Palazzo Reale.
Ne Le figure e le cose, le figure e gli oggetti costituiscono gli elementi fondamentali dell’immaginario di Tadini, che guarda in particolare alla Pop Art inglese per indagare il mistero dell’uomo. Nei primi periodi della sua produzione artistica, le figure e le cose sono raffigurate singolarmente o in gruppi di poche unità, mentre ampio spazio è lasciato al fondo bianco del foglio o della tela, come avviene per il disegno acquarellato donato agli Uffizi. Il legame tra immagine disegnata o dipinta e la scrittura è fondamentale per Tadini che appartiene ai due mondi, quello letterario e quello delle arti visive, in un dialogo costante, fatto di passaggi e scambi continui. Museo dell’uomo raffigura le sale di un museo, tracciate con rette sottili e sicure che definiscono la profondità delle pareti. Le figure che animano le stanze, invece, sono rappresentate con più tratti interrotti e ripassati, dove si avverte una maggiore emozione e una maggiore esitazione da parte della mano dall’artista. Su un grande piedistallo è collocata una testa d’uomo, una scultura esposta in questa galleria d’arte. Attorno ad essa, personaggi volanti, caratteristici di Tadini, che ricordano gli elfi de “Le fiabe”, l’ultimo ciclo a cui l’autore si dedica negli anni ’90 e 2000. Città italiana, realizzato su carta da pacco, appartiene all’omonima serie delle “Città”, luoghi d’elezione dell’artista, che fanno da scenografia all’operato dell’uomo. La figura umana è assente, compaiono i palazzi e le abitazioni, rifugio e dimora.