Perplessità e delusione sulla sorte delle piante rimaste in piedi per l’Associazione di cittadini che si batte per la loro sopravvivenza dopo l’incontro con l’agronomo del Comune. “Le opere strutturali finirebbero per provocare gravi sofferenze alle radici”
Molta perplessità e delusione sotto il cielo di Piazza della Vittoria dopo l’ultimo incontro fra l’Associazione che difende strenuamente i 13 pini sopravvissuti all’abbattimento dello scorso febbraio e l’agronomo del Comune incaricato di fare il punto della situazione: incontro al quale ha partecipato anche la consigliera comunale di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu.
Deanna Sardi, portavoce e vicepresidente dell’organizzazione, non fatica ad esternare tutti i dubbi e le incertezze, in qualche modo addirittura amplificati, sia sulla sorte dei pini rimasti che su quella dei nuovi impianti. Durante il colloquio è stato ribadito che il comune ha previsto di dividere il cantiere in due fasi per cui i 13 pini rimasti verrebbero eliminati solo in un secondo tempo a data da definire. Ma questa eventualità non convince il Comitato di cittadini. “Questa divisione – spiega Sardi – non corrisponde del tutto alla realtà, perché le opere strutturali e i sottoservizi verranno eseguiti tutti subito. Inoltre bisogna considerare che i 13 pini si trovano nella parte più nevralgica del cantiere”.
Insomma secondo l’organizzazione ambientalista, la realizzazione immediata di wc e gazebo, pavimentazione, opere interrate come pozzo, spurghi di acque scure, sistema diffuso di irrigazione “entrerebbe in stretto contatto con le radici e con le parti vitali dei pini, che finirebbero per riportare gravi sofferenze tali da indurre a sospettare che forse una seconda fase non ci sarà neppure”.
Nessuna risposta poi è arrivata dal sindaco Dario Nardella e dall’assessore all’ambiente Cecilia Del Re alla richiesta di variante al progetto inviata il 6 maggio scorso.
“Variante – prosegue Sardi – con la quale sarebbe ancora possibile prevedere una reale divisione del cantiere in due fasi, per cui solo nella seconda verrebbero realizzate le invasive opere strutturali, e intervenire vicino ai pini il meno possibile lasciando sulle basi attuali i chioschi dell’edicola e del fioraio e realizzando gabinetto e gazebo negli spazi liberi, a distanza di sicurezza dalle piante. Sia nell’una che nell’altra soluzione la zona di cantiere risulterebbe ridotta e separata da quella dove per ora non si interviene evitando che durante i lavori vengano danneggiati colletto e tronco delle piante. Per non parlare delle protesi artificiali con le quali stabilizzare i pini danneggiati dalla pervasività del cantiere: paradossali perché se ciò si rendesse necessario si eviterebbe per qualche tempo il rischio di caduta della pianta, ma non potrebbero mai sostituire le funzioni vitali che verrebbero a mancare: a dimostrazione che per l’amministrazione il progetto originario, ostinatamente mantenuto, è più importante della tutela degli alberi e della salute fisica e psichica dei cittadini”.
Secca la conclusione dell’Associazione Piazza della Vittoria: “In mancanza di questa porzione di pineta rimasta fuori dal cantiere ci domandiamo dove potranno rifugiarsi gli anziani della zona che non sono in grado di andare in vacanza e non hanno altro luogo di socializzazione durante le estati che si prospettano sempre più torride. Forse sarà il Comune che per i prossimi anni si farà carico di trasportarli al Giardino dell’Orticoltura o ad altri parchi limitrofi?”.