Lo Scoppio del Carro in una Piazza Duomo deserta a causa della emergenza Covid e in precedenza il sorteggio degli incontri del Calcio Storico. Nardella e Giani: “Messaggio di rinascita straordinario”
Dopo l’annullamento l’anno scorso causa Covid, quest’anno si è tenuto a Firenze lo Scoppio del carro, pur in una piazza del Duomo deserta a causa dell’emergenza Covid. Perfetto il volo della ‘colombina’: è partita dall’altare della Cattedrale, ha acceso il Brindellone, e poi è tornata indietro completamente integra: un segno di buon augurio che quest’anno sembra avere anche un significato per l’emergenza sanitaria che stiamo continuando a vivere. In precedenza si era svolto il sorteggio degli incontri del Calcio Storico che ci si augura possano disputarsi a settembre, pandemia permettendo. Bianchi-Azzurri sarà il primo match, Verdi-Rossi il secondo. Come annunciato, alla piccola cerimonia svoltasi alla presenza del presidente del Calcio Storico Michele Pierguidi non hanno partecipato i Rossi di Santa Maria Novella in polemica con la decisione di prorogare l’udienza della Commissione Disciplinare d’Appello per le squalifiche del 2019 la cui riunione è fissata per il 19 aprile.
Il sindaco di Firenze Dario Nardella, presente in piazza Duomo insieme al governatore Eugenio Giani, ha ricordato di aver «voluto con tenacia» che quest’anno si svolgesse lo Scoppio del carro, pur senza pubblico – i fiorentini hanno potuto guardarlo in diretta su Toscana tv – , in totale sicurezza: «Un bel messaggio», ha detto Nardella, di «buon auspicio», un «valore di rinascita straordinario”.
“Il ritorno dello Scoppio del Carro, sia pure senza la gente che gli si stringe attorno – ha detto Betori nel corso dell’omelia della messa di Pasqua in Cattedrale, dopo lo Scoppio del carro in una piazza del Duomo deserta per le misure anti Covid – ci induce a cercare di ricomporre nella nostra memoria il significato religioso di questo atto e il messaggio che vuole trasmettere alla città. La distanza fisica a cui la gente è stata tenuta oggi, a causa della perdurante pandemia, aiuta ad andare oltre lo spettacolo di fochi e di botti, per cogliere il senso del modo con cui da secoli Firenze celebra la Pasqua. Gesu’ – ha aggiunto poi l’Arcivescovo di Firenze – non è un’immagine religiosa ma un segno di vita piena. Guai se il distanziamento sociale, a cui la pandemia ci costringe, dovesse diventare preludio alla scomparsa dell’altro, del fratello dalla nostra vita. La luce di Cristo non è solo splendore di verità, ma è anche fuoco di carità, è verità di amore”.
Un invito alla speranza, da vivere però “nella fraternità e nella cura gli uni degli altri, così come ha fatto Gesù per noi. Sarebbe un gesto falso far risplendere la luce di Cristo nella nostra piazza, cioè nella nostra città, e vivere nella chiusura egoistica che non riconosce gli altri come fratelli”, ha detto ancora Betori. “Guai – ha aggiunto – se il distanziamento sociale, a cui la pandemia ci costringe, dovesse diventare preludio alla scomparsa dell’altro, del fratello dalla nostra vita. Quale sia il volto di una modernità regolata dal ‘mi piace’ e mossa da basse passioni, senza eroismi, lo ha profetizzato Nieztsche, descrivendo ‘l’ultimo uomo’. La cultura degli ‘ultimi uomini‘ è attorno a noi, rischia di intossicarci tutti; è una cultura narcotizzata, in grado di produrre solo desideri meschini e a basso costo, una cultura di morte prima ancora che la morte giunga, incapace poi di affrontarne il mistero”. “Una scelta si impone, se vogliamo dare significato a un rito, quello del Carro, che non può e non deve ridursi a un fenomeno di folklore – ha concluso Betori -, ma ha da essere il segno di identità di una città degna della sua storia e per questo aperta al Vangelo che ne ha illuminato tempi colmi di gloria”.