L’appuntamento nella piazza che nel Trecento vide la rivolta dei salariati delle Arti minori e maggiori. In Toscana, stima Assipan-Confcommercio, a rischio 130 forni con una perdita di almeno 520 impiegati
Scoppia la protesta pacifica di panificatori e pasticceri toscani contro il caro-energia che sta minacciando la sopravvivenza dei piccoli forni e, di conseguenza, la presenza tutti i giorni sulle tavole del pane artigianale. L’appuntamento è per giovedì 27 ottobre alle ore 16 e il luogo scelto è fortemente evocativo perché si tratta di Piazza dei Ciompi luogo già nel Trecento teatro del celebre tumulto, poi represso nel sangue, che ebbe come protagonisti i salariati delle arti sottoposti a forti pressioni economiche e sociali.
A mobilitarli insieme a Confcommercio Toscana c’è Assipan, l’associazione di categoria di Confcommercio, che porterà in piazza a guidare la protesta pacifica anche il suo presidente nazionale Antonio Tassone, insieme al presidente regionale della categoria, il pistoiese Nicola Giuntini, al presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano e al direttore generale Franco Marinoni. Tante le criticità che riguardano il settore: in primis l’aumento dei costi delle materie prime e delle bollette, che stanno azzerando i ricavi delle aziende e rischiano di far schizzare in alto il prezzo del pane, prodotto principe sulle tavole delle famiglie italiane, toscane in particolare. Non secondari anche il calo dei consumi e le difficoltà di trovare nuovo personale.
“Vogliamo scongiurare le chiusure portando all’attenzione della politica le necessità di una categoria che è essenziale per le famiglie italiane”, sottolinea Giuntini, “per farlo c’è bisogno di ricompattare la categoria perché rappresenti una voce sola, autorevole ed ascoltata. Da qui l’idea di questa grande mobilitazione. Non è più tempo di divisioni e personalismi: solo confrontandosi con i colleghi all’interno di un sindacato ben strutturato come il nostro si può trovare sostegno, soluzioni concrete ai problemi e, perché no, anche la giusta fiducia per andare avanti”.
Intorno, un quadro previsionale a tinte fosche: a livello nazionale, Assipan-Confcommercio ipotizza che da qui alla metà del 2023 il settore potrebbe perdere fino a 1.350 attività e 5.300 occupati. In Toscana i numeri sono più contenuti, ma il livello di guardia resta altissimo: sarebbero circa 130 i forni a rischio chiusura sui 1.450 esistenti, con una perdita immediata di almeno 520 addetti. Alle porte di un autunno che sarà “caldo” per tutti, a livello internazionale, la categoria serra dunque le file, cercando l’attenzione di politica e opinione pubblica, oltre che l’alleanza stretta dei consumatori, primi ad essere penalizzati dai rincari o dalla chiusura dei forni tradizionali. Non solo protesta, però. L’impegno di Confcommercio Toscana e Assipan in questi giorni è anche quello di analizzare anche le opportunità che possono aprirsi.
“I momenti bui sono spesso preziosi per dare linfa a nuove idee e soluzioni creative per uscire dall’impasse”, aggiunge Marinoni, “ad esempio, sul fronte dei rincari energetici, stiamo cercando strade diverse da percorrere, come quella di creare una rete di acquisto di gas e luce per ottenere contratti più vantaggiosi. Ma senza l’assist di chi ci governa, le imprese da sole non possono farcela. Ecco perché manifesteremo tutti insieme a Firenze. Sperando che la nostra pacifica “rivolta” abbia un esito migliore di quella dei Ciompi”.