In Consiglio Regionale passa la mozione Pd-Movimento 5 Stelle di dissociazione sul viaggio dell’ex premier a Riad in cui aveva espresso un plauso al regime dell’Arabia Saudita. Ma provoca una nuova spaccatura nel centrosinistra toscano: in 8 non votano tra cui il governatore Giani
Il Consiglio regionale si “dissocia” dalle posizioni del ex premier Matteo Renzi, che nella sua recente visita a Riad aveva espresso un plauso al regime dell’Arabia Saudita, e provoca una nuova frattura all’interno del centrosinistra toscano che va ad aggiungersi alle tensioni dei giorni scorsi sulle dimissioni del segretario Nicola Zingaretti e sulla futura leadership del partito.
Tutto è nato da una mozione presentata dalla consigliera 5 Stelle Silvia Noferi ed emendata 8 volte dal Pd in cui si ricorda “l’adesione della comunità toscana ai principi di tutela delle libertà civili e politiche e ribadendo l’impegno della Regione Toscana sul tema dei diritti delle donne e per quanto concerne le politiche attive sulle pari opportunità”. Il documento, frutto di un lavoro condiviso fra Dem e Pentastellati, è stato alla fine approvato con 17 voti favorevoli (Pd e 5 Stelle), 3 contrari (Forza Italia e Italia Viva) e 9 astenuti (Lega e Fratelli d’Italia) ma ha anche provocato un imbarazzo non indifferente dal momento che alla votazione non hanno partecipato ben 8 consiglieri Pd fra cui il governatore Eugenio Giani e il presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo.
“La mozione approvata ieri – spiega Noferi – voleva porre l’attenzione sui viaggi di Renzi in Arabia Saudita. Con questo atto il Consiglio Regionale prende le distanze da tutti quei paesi in cui vengono violati i diritti umani, dove le donne vengono tenute in condizione di subalternità, e si dissocia dalle posizioni di plauso di Matteo Renzi verso il principe saudita Mohamed bin Salam, esternate pubblicamente in tv, con frasi imbarazzanti e un trasporto emotivo fuori luogo”.
Noferi ricorda che l’ex premier fa parte del board del Future Investment Initiative, una società controllata da un fondo di investimento saudita impegnato nella realizzazione di un’area urbana chiamata The Line, lunga 172 km e 33 volte più grande di New York, tutta robotizzata nella regione desertica di Tabuk dove si pensa che potrà trovare residenza un milione di persone provenienti da tutto il mondo. “In quella regione abitava da secoli la comunità tribale degli Huwaitat, oltre 20.000 persone, il cui leader è stato ucciso in un assalto delle forze di sicurezza saudite mentre si rifiutava di consegnare la sua casa”. Ma la vera questione, secondo la consigliera pentastellata, risiede nel plauso a “un regime semi-schiavistico, dittatoriale e sanguinario”, in cui le donne sono “escluse dal godimento dei diritti civili e sottoposte al regime del Guardiano, un uomo che detiene la loro potestà a qualunque età”, in cui “il principe Mohammed bin Salman viene ritenuto dalla Cia come il mandante dell’uccisione nel 2018 del giornalista Khashoggi”.
“Per tutti questi motivi – conclude Noferi – Renzi a Riad avrebbe dovuto chiedere la liberazione di chi si batte per i diritti umani e smettere di sostenere progetti che nulla hanno a che vedere con il Rinascimento. Non stiamo parlando dei versamenti alla fondazione Open su cui sta indagando la magistratura, delle scatole cinesi o per meglio dire “scatole arabe” di società con cui un paese straniero è entrato nella gestione degli scali di Firenze e Pisa ma di diritti umani, e quelli ci trovano uniti in una presa di distanza dall’adulazione del principe saudita”.