Ha preso il posto di una storica gastronomia in via 27 Aprile. L’inaugurazione domani. Dietro il bancone Pablo Suyon animatore della notte in città: “Apriamo il 17 e in piena pandemia: per sfidare la sorte con un sorriso”
“Apriamo il 17 e in piena pandemia: per sfidare la sorte con il sorriso”. Così Pablo Suyon, in arte Papito, peruviano, fiorentino d’adozione da oltre 15 anni, attore e animatore delle notti fiorentine nei più noti locali latini: da lunedì sarà dietro al bancone di una storica gastronomia fiorentina in via Ventisette Aprile a Firenze che riaprirà con il nome di Papito’s.
“Offriremo il meglio della gastronomia toscana e sudamericana: il lampredotto e il ceviche, la ribollita e il leche de tigre, cantucci di Prato e churros. Papito’s è un luogo d’incontro e di scambio, vuole portare allegria e qualità ai fiorentini che qui sono nati e ai tanti che sono stati adottati”. “Con la chiusura dei locali notturni imposta con il primo lockdown e le discoteche che di fatto non sono mai tornate a lavorare, mi sono dovuto reinventare: per quasi due anni ho fatto l’operaio – racconta Suyon -. Poi, quest’estate, con la mia compagna abbiamo deciso di provarci e abbiamo rilevato una vecchia bottega di alimentari con cucina da una storica famiglia fiorentina: abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo e accettato una nuova sfida”.
Papito sarà affiancato in cucina da Andrea Cai, titolare della Tuscany Brothers insieme al fratello Luca, patron del celebre ristorante “Il Magazzino” in piazza della Passera: “La tradizione è in buone mani – dice il titolare – e i fiorentini non rimarranno delusi. Vista la situazione generale determinata dalla pandemia inizieremo a lavorare a pranzo, offrendo specialità casalinghe provenienti dai due mondi. Poi, pian piano che la situazione migliorerà, apriremo anche per la colazione e l’aperitivo”.
Siamo all’incrocio tra via Ventisette Aprile e via san Zanobi, crocevia simbolico da dove si vede Firenze da quattro angolazioni diverse, ciascuna delle quali racconta una parte dell’anima di questa città: la San Marco monumentale e universitaria; piazza Indipendenza con le palazzine signorili e la memoria elegante delle insurrezioni contro il Granduca; San Lorenzo con il mercato dove ogni mattina si affaccenda la Firenze viva e chiassosa che lavora; si intravede via Nazionale che va verso la stazione di Santa Maria Novella, costellata di negozietti e centri di servizio gestiti da migranti. La nostra porta è aperta per tutti. Un pittore colombiano ha dipinto per noi l’albero della vita all’interno del locale: è il nostro simbolo, un messaggio di rinascita e fratellanza per tutta la città”.