Secondo Palazzo Vecchio, la revoca del finanziamento di 55 milioni destinati al restauro dell’impianto non potrebbe avvenire sulla scorta di verifiche ex post del governo o della commissione europea
Palazzo Vecchio tira dritto per la sua strada e a Matteo Renzi che ieri aveva chiesto al sindaco Dario Nardella di fermarsi sul ricorso al Tar per smontare il decreto di definanziamento con cui il governo ha eliminato i 55 milioni del Pnrr destinati al restyling del Franchi, risponde con le nove tesi contenute nel documento inviato al Tribunale amministrativo regionale del Lazio.
Scopo ovviamente sbloccare i fondi congelati che il governo precedente aveva destinato ai lavori. Fra queste c’è quella da cui tutto ha avuto origine: la dichiarazione di ammissibilità del ministero dell’Interno insieme al Mef dopo la presentazione delle proposte progettuali della Metrocittà. Proposte che, con quella sullo stadio alla quale non furono stati fatti rilievi, sono state dichiarate ammissibili. L’avvocatura del Comune va oltre e ricorda come a giugno del 2022 Comune, Metrocittà e ministero dell’Interno avessero sottoscritto l’atto d’obbligo per l’accettazione del finanziamento Pnrr, prima a giugno 2022 e poi a gennaio 2023 con un anticipo di 5 milioni e mezzo erogati dal ministero a fine 2022. Non solo, per dimostrare la bontà del finanziamento Palazzo Vecchio porta la nota inviata dal direttore centrale del ministero, stavolta a fine marzo 2023, per evidenziare come il restyling del Franchi non presentasse criticità. In sostanza, sempre secondo l’avvocatura del Comune, Roma avrebbe rassicurato per almeno tre volte con atti ufficiali il Comune della bontà del finanziamento, anticipandone anche il 10%.
Il Comune, inoltre, ricorda che la revoca, secondo quanto sancito dallo stesso decreto di assegnazione delle risorse, non potrebbe avvenire sulla scorta di verifiche ex post del governo o della commissione europea. Il ricorso entra poi nel merito dei costi sostenuti. Quanto finora sborsato ammonta a circa 10 milioni fra progetto di fattibilità, interventi propedeutici e conferenza dei servizi. Qui il Comune chiede: a chi imputare l’eventuale danno erariale? Alla base del ricorso anche la convinzione che il governo, in coerenza con un decreto legge emanato a febbraio, una volta perso il carro del Pnrr avrebbe potuto legare il progetto del Franchi al vagone di riserva, ovvero al Pnc: il piano nazionale investimenti complementari. Invece, è la tesi del Comune, il progetto è stato privato di 55 milioni, negando pure l’accesso agli atti all’ente. Infine Palazzo Vecchio punta su «pregiudizio concreto» alla tutela degli interessi pubblici causato dal definanziamento che ha fatto venire meno la partecipazione di sette «tra le più importanti società edili» in una fase già avanzata.