Il sindaco ha chiesto un “fascicolo straordinario” per il carcere fiorentino e di accelerare i tempi per arrivare entro il 2023 alla realizzazione di un capannone di pelletteria dove i detenuti possano imparare un mestiere
Ha visto i corpi mangiati dalle cimici e dalle blatte, i tagli sulla braccia per l’autolesionismo ripetuto, le celle sporche, le infiltrazioni d’acqua provocate dal temporale di lunedì notte anche nelle parti dove sono stati recentemente rifatti i tetti, le condizioni igienico-sanitarie precarie. Tanto da fargli dire che a questo punto sarebbe meglio abbattere la struttura. Dario Nardella è provato al termine della visita di ieri al carcere di Sollicciano accompagnato fra gli altri dal vicepresidente del Csm David Ermini, dal cappellano del carcere don Vincenzo Russo, dal garante nazionale dei detenuti Mauro Palma e dai consiglieri comunali Ubaldo Bocci e Stefano di Puccio.
“La situazione – ha detto è grave e insoddisfacente, dal punto di vista strutturale e funzionale ci sono molti problemi che rendono la permanenza dei detenuti molto critica, senza dimenticare le condizioni di lavoro degli agenti della polizia penitenziaria. Loro scontano la pena per ciò che hanno fatto, la privazione di libertà è la pena. Ma la pena non può essere stare in una cella con i topi, con le blatte, con le cimici, con l’acqua che entra appena c’è un’acquazzone. Queste sono condizioni disumane, sono condizioni che poi si ribaltano sugli agenti. E’ chiaro che poi si determinano scontri, tensioni, aggressioni che purtroppo stanno aumentando. Su tutto ciò, pesa una struttura fatiscente, inadeguata. Ringrazio il Ministero per gli 11 milioni di euro stanziati per tutta una serie di interventi di ristrutturazione e anche per realizzare nuove funzioni, ma, per quanto mi riguarda, continuo a permanere nel dubbio che questi soldi non siano denari buttati e che convenga ricostruire da zero questa struttura. Per questo abbiamo chiesto a gennaio, durante la visita della ministra Cartabia, l’avvio immediato di uno studio tecnico su quale sia la soluzione strutturale migliore. I tecnici del ministero sono già al lavoro, stiamo aspettando l’esito di questo studio. Vogliamo sapere se questi soldi pubblici, spesi per la manutenzione straordinaria, non possano essere spesi meglio ricostruendo da zero”.
Che Sollicciano andrebbe abbattuto e ricostruito lo pensa anche don Vincenzo Russo perché, e lo dice senza troppi giri di parole, la situazione è di emergenza, una emergenza totale e continua in un carcere che conta 600 detenuti quando potrebbe ospitarne al massino 400, il caldo nelle celle che arriva a oltre 42°, le sue 40 etnie diverse a fronte di un solo mediatore culturale, i pochissimi educatori, la presenza sempre in aumento di disagi psichiatrici. E poi non ultima la questione lavoro: Nardella ha chiesto al provveditore di accelerare il più possibile la procedura per la realizzazione di un capannone di pelletteria dove i detenuti possano imparare un mestiere. “E’ la scelta più idonea al distretto economico fiorentino – ha concluso – Ho chiesto al provveditore di poter partire il prima possibile in modo che entro il 2023 si possa avere questa struttura dove detenuti e detenute possano recarsi per imparare il lavoro, in accordo con le aziende del territorio. Sarebbe un modello virtuoso per cui Sollicciano comincia a invertire la rotta, a non essere uno dei peggiori carceri del Paese, ma un modello di reinserimento sociale”.