Il sindaco difende l’ordinanza sulle modalità dell’asporto dei cibi e invita a non abbassare la guardia. “Firenze non è una città morta, luminarie simbolo di gioia e speranza”
“E’ stato scritto che voglio cancellare il rito italiano del caffè. Abbiamo 340 morti a Firenze e ci preoccupiamo del rito italiano del caffè. E poi che bisogna riaprire le funivie. Dunque nel nostro Paese il problema non è gestire le scuole ma riaprire le funivie. Se si tratta di allentare sulle restrizioni si cominci dalla scuola, poi viene tutto il resto. Non possiamo permetterci altra superficialità”.
Nella ormai consueta diretta Facebook per dare gli aggiornamenti sulla situazione Covid a Firenze, il sindaco Dario Nardella coglie la palla al balzo per rispondere a muso duro a qualche polemica di troppo che l’ha interessato direttamente e per difendere a spada tratta la stretta sul cibo da asporto.
“Dobbiamo continuare a fare sacrifici – continua – se vogliamo uscire dalla zona rossa in vista del Natale. Ci sono stati molti casi di persone che si assembravano senza mascherina per prendere il cornetto, il cappuccino o il caffè insieme ad altre persone. Non si può fare, è possibile solo la vendita da asporto che vuole dire prendere la roba e consumarla lontano. Se ci fosse buonsenso le persone non si accalcherebbero davanti ai bar, non ci ritroveremmo con 13mila casi a novembre. Se dobbiamo fare sacrifici li facciamo tutti. Non mi diverto a firmare ordinanze”.
Quanto ai contagi la tendenza è leggermente migliorata secondo il primo cittadino fiorentino, ma non per questo la guardia deve essere abbassata. E cita i numeri riguardanti l’area fiorentina che restano comunque alti: 13mila casi a novembre non ancora finito contro i 9.000 di ottobre. Le restrizioni di queste ultime settimane, prima la zona arancione e poi quella rossa, però cominciano a produrre risultati perché sul fronte dei ricoveri la curva è abbastanza positiva. “Questo – prosegue – non significa che siamo usciti dall’emergenza vera e propria ma si comincia a vedere qualche timido dato positivo. Il virus circola ancora, l’Rt è però sceso poco sotto l’1,5 e Santa Maria Nuova e Torregalli sono in procinto di riaprire settori non Covid. La situazione però è sempre di grande preoccupazione ed attenzione”.
Ma a preoccupare di più Nardella sono le imminenti feste natalizie e i possibili rischi di aumento del contagio con assembramenti e accalcamenti di persone. “Non facciamo a Natale – sottolinea ancora – gli errori fatti questa estate: faremo meno feste e meno cenoni. Da questa tragedia che ci sta coinvolgendo tutti possiamo cogliere il senso vero del Natale e basta anche con le polemiche”.
Il riferimento è all’ultima querelle accesasi sulle rive dell’Arno che riguarda l’opportunità o meno di montare e accendere quest’anno le luminarie natalizie. “Firenze – conclude il primo cittadino – non è una città morta: è una città che soffre ma non molla, che sente il peso forte della crisi economica ma non smette di avere fiducia nel futuro. Per questo accendere le luci è un segno di speranza e di gioia. Con il decreto “ristori ter”, come la volta precedente, avremo circa 2 milioni di contributi di buoni spesa: stiamo già predisponendo il bando per aiutare ancora chi si trova in difficoltà a causa del Covid. Le associazioni si stanno già dando tantissimo da fare per dare una ulteriore mano. Una città che tiene accese le luci è una città che tiene accesa la speranza”.