Il comico presenta “Tutti contro tutti”, esilarante analisi sociale di vite frenetiche dominate da social e solitudine. Lo storyteller ripercorre i tratti salienti dell’artista che ha legato il suo nome al Martin Luther King Day
Siamo sicuri che il passato coincida con l’idea di ‘vecchio’ e il presente con l’idea di un ‘nuovo’ che ci costringe ad arrancargli dietro, fino a farci invecchiare prima del tempo? E chi l’ha detto che la felicità consista in un accumulo di ‘effetti speciali’ o non piuttosto, com’era una volta, dal sapersi divertire con talmente poco che eravamo noi a sentirci speciali? Maurizio Battista torna al pubblico fiorentino con il nuovo spettacolo “Tutti contro tutti”, venerdì 12 e sabato 13 maggio al Tuscany Hall (ore 21). I biglietti (posti numerati da 30 a 43 euro compresi diritti di prevendita), sono disponibili online sul sito ufficiale www.tuscanyhall.it, su www.ticketone.it (Tel. 892.101) e nei punti Box Office Toscana www.boxofficetoscana.it/punti-vendita (tel. 055.210804).
“Tutti contro tutti” è un’esilarante analisi sociale in cui si parla di vite frenetiche che finiscono fuori giri, solitudine da… social network, superflue tensioni quotidiane. Tutto in perfetto stile Battista: brillante e tagliente, ma al tempo stesso commosso e partecipe dell’umanità, di sé stesso e del mondo che lo circonda, senza dimenticare l’ironia che lo contraddistingue e che rende la vita più leggera. Il comico romano si muove in un precisissimo slalom per non urtare i paletti dell’ipocrisia e dell’ignoranza, issati dall’epoca attuale, coadiuvato dalla musica dei Los Logos, dalle canzoni di Renato Zero interpretate dal suo erede naturale Daniele Si Nasce e dall’irriverenza del comico Dado, sempre pronto a smascherare inganni e sotterfugi della contemporaneità. La scena riproduce una sala cinematografica di tanti anni fa, nella quale, attraverso la proiezione di vecchi film, capiremo come di questa presunta modernità ci siamo fatti appunto un “film” che non corrisponde ai nostri bisogni reali e che ci fa dire spesso “ai miei tempi non era così…”.
Stevie Wonder non ha bisogno di presentazioni: con 87 milioni di copie vendute e 56 anni di carriera, Steveland Hardaway Judkins Morris è icona indiscussa della musica. Tutti, indipendentemente dai propri gusti musicali, riuscirebbero a canticchiarne almeno una canzone. Pochi sanno, invece, che il pezzo Happy Birthday e il tour dell’album Hotter Than July sono stati fondamentali nell’istituzione nel 1986 del Martin Luther King Day, la festa nazionale americana che ricorda il giorno della nascita (15 gennaio 1929) del leader dei diritti civili.
Come è possibile che un cantante Pop abbia avuto la forza di cambiare le sorti di una battaglia combattuta senza successo per un decennio? La risposta va cercata nella sua vicenda umana e artistica e il lento processo che portò il tredicenne Little Stevie Wonder a diventare prima Stevie Wonder e poi Stevie, l’artista che, come il Dr. King, aveva una visione e un sogno: mettere in atto una pacifica rivoluzione capace di cambiare il Sistema dall’interno. L’intera vicenda è raccontata da Federico Sacchi sabato 13 maggio al Laboratorio Puccini (ore 21.30, posto unico non numerato € 10,50 esclusi diritti di prevendita, via delle Cascine 41) in un’esperienza d’ascolto, vero e proprio documentario dal vivo che fonde Storytelling, musica, teatro e video.