Alle Porte Sante la commemorazione dello chansonnier con Mirco Rufilli ed Eugenio Giani. E Gianmaria Vassallo, nella commozione generale, esegue La porti un bacione a Firenze
Cinquantacinque anni fa, il 26 giugno 1965, si spegneva la voce fiorentina più conosciuta al mondo. Questa mattina la città di Firenze ha reso omaggio a Odoardo Spadaro al Cimitero delle Porte Sante dove l’artista e chansonnier riposa accanto alla moglie.
Alla commemorazione hanno preso parte Mirco Rufilli, consigliere delegato alla promozione e alla valorizzazione della fiorentinità, il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani e l’attore e cantante Gianmaria Vassallo, profondo conoscitore dell’opera di Spadaro al quale sta dedicando un libro di prossima uscita dal titolo “Il mio nome è Spadaro” per la casa editrice Nicomp.
“È un grande onore per me rappresentare la città di Firenze in occasione della prima celebrazione ufficiale nell’anniversario della scomparsa di Odoardo Spadaro. – ha detto Mirco Rufilli – Un momento che da ora in poi diventerà un appuntamento fisso e annuale proprio in questo luogo dato il rilievo di questo personaggio. Spadaro ha creato una vera e propria ‘scuola’ cantautoriale che ha saputo interpretare al meglio l’identità fiorentina. Gianmaria Vassallo, seppur molto giovane, ne è un erede eccezionale. Con gli assessori Vannucci alle tradizioni popolari, Martini alla Cultura della memoria e Giachi alla toponomastica abbiamo lavorato sia per la giornata di oggi che per l’installazione di una targa in suo ricordo in via Santo Spirito, dov’è nato”.
Subito dopo Vassallo ha ricordato Spadaro eseguendo con la chitarra davanti alla tomba dello chansonnier le due canzoni forse più conosciute: Firenze e La Porti un bacione a Firenze.
“Spadaro – ha concluso Giani – è stato il vero caposcuola di quella canzone fiorentina che ha esaltato non solo firenze e la Toscana ma tutto il mondo. La mi porti un bacione a Firenze faceva fremere quei figli di emigranti che là negli Stati Uniti erano milioni dopo la guerra e attraverso la sua voce ritrovavano il legame con la loro Toscana e la loro Firenze, superavano d’incanto tutti gli stenti le privazioni le difficoltà di una vita molto difficile. Milioni di dischi sono stati milioni di baci che Spadaro è riuscito a trasmettere a tanti fiorentini e a tanti italiani nel mondo.
“La sua capacità di ricreare quelle immagini della identità fiorentina ha creato poi quella scuola seguita poi da Riccardo Marasco, Narciso Parigi fino ad arrivare ai ragazzi di oggi. Era un personaggio schivo ma profondamente amante di Firenze e che la sua città lo ricordi è qualcosa di molto importante non a caso nel cimitero che rappresenta il tempio delle itale glorie per i fiorentini del Diciannovesimo e Ventesimo secolo”.
Durante la commemorazione è stato osservato anche un minuto di silenzio per Luca Palandri dell’ufficio cerimoniale di Palazzo Vecchio, in occasione della prima uscita ufficiale del Gonfalone dopo la sua scomparsa.