L’ex capogruppo in Commissione Cultura: “Territori usati in modo strumentale, con un metodo che non fa onore al Pd”
Prosegue l’alta tensione in casa Pd dopo il via libera della direzione alle candidature per le politiche del 25 settembre. Una direzione che doveva essere convocata per le 17.30 di ieri e che invece ha subito una serie di scivolamenti fino alle 23.30, quando la riunione definitiva è finalmente iniziata. “I territori sono stati usati in modo strumentale per portare avanti un disegno rancoroso che non fa certo onore al Pd e che mi porta a riflettere seriamente sulla mia appartenenza ad un partito che ha dimostrato di aver così poca cura di quella dimensione plurale e progressista che aveva costruito negli ultimi anni”. E’ durissimo l’attacco al partito e al segretario Enrico letta di Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera dei Deputati, che però è stata esclusa dalle candidature. “Anche per questo non ho votato la proposta di liste presentata ieri in direzione dal segretario Letta”, ha spiegato.
E sulla vicenda di Luca Lotti interviene pesantemente anche Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva, fresco dell’accordo sottoscritto con Carlo Calenda, nella sua E-News assesta un siluro pesantissimo al Pd e alla sua guida politica. “Oggi il mondo della politica commenta le scelte sui candidati del Pd. A me pare che – dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste – la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre”. “Auguro ogni bene a tutti – aggiunge Renzi -, candidati ed esclusi, ed evito con cura ogni dibattito sul tema: mi hanno insegnato che la politica si fa coi sentimenti, non coi risentimenti. Noi staremo sui contenuti. Noi non abbiamo candidati che hanno votato contro la fiducia a Draghi. Noi abbiamo chiara una idea di innovazione del Paese che passa dal dire SÌ alle infrastrutture necessarie, non NO a tutto. E noi non vogliamo alzare le tasse. Su questi temi siamo molto distanti, purtroppo, dal nuovo Pd”. Renzi definisce poi ‘sacrosanta e giusta’ la richiesta di Carlo Calenda di un dibattito a quattro in tv con Letta, Meloni e Conte: ‘Nei paesi democratici funziona così. Vediamo chi fugge da questo confronto’, afferma Renzi.