Quattro giorni fa l’inaugurazione delle installazioni dell’artista cinese a Palazzo Pitti e in piazza della Santissima Annunziata. Installazioni che stanno già facendo discutere e anche polemizzare. Abbiamo chiesto a Nicola Nuti, valente critico d’arte e organizzatore di mostre, un contributo per scoprire il messaggio che si cela dietro queste figure realizzate in ferro
I lupi minaccia dei greggi, chi nasce lupo non muore agnello, chi pecora si fa il lupo se la mangia, il lupo di Cappuccetto rosso e quello dei Tre porcellini. Al di là delle fiabe e dei luoghi comuni la simbologia legata alla figura del lupo è tuttavia complessa e dai diversi aspetti: aggressività, ma anche socialità e difesa della vita. Il mito del lupo, mutuato dalla leggenda cinese, è alla base delle credenze sulla fondazione del popolo turco (il lupo mitologico, Asena, compare nell’ antica bandiera della Turchia). In ogni caso, nelle varie leggende, sia in quella cinese, turca o romana il lupo, o meglio, la lupa fa parte delle diverse storie sulla fondazione di un popolo.
Dunque viene da chiedersi che intenzioni e quale significato abbiano i quasi duecento lupi di Liu Ruowang che hanno “invaso” piazza Pitti e piazza Santissima Annunziata (precedentemente esposti alla Biennale di Venezia e a Napoli). Evidentemente il quarantatreenne artista, che ha avuto una rapida ascesa a partire dal 2005, ha raffigurato questi animali secondo la tradizione orientale, esagerando volumi ed esaltandone più l’aspetto fantastico che quello reale, come i draghi della tradizione cinese, propiziatori e difensori della città. Affascinanti sculture, realizzate in ferro trattato corten, sembrano arcaiche, disseppellite allo stesso modo del famoso Esercito di terracotta, poste a difenderci da cosa? Probabilmente da noi stessi. La cosa interessante è che le opere installate occupano lo spazio senza pretesa di monumentalità, come se fossero generate dalla terra stessa. Un monito? Uno spunto di riflessione? Come ogni figura simbolica, anche questi lupi si prestano a varie interpretazione, soprattutto in questo periodo; ma senz’altro finalmente non si tratta di una provocazione, piuttosto di un messaggio tacito, forse un po’ didascalico, ma efficace.
Tuttavia, nell’ottica del rapporto tra arte e città, è bene sottolineare che se da un lato è positiva la fruizione dell’ arte nei luoghi urbani, dall’altro è importante che questi non siano vetrine, ma teatro di scelte ragionate e non dettate solo dal mercato. Spesso il preteso confronto col passato artistico di Firenze ha generato dei veri “mostri”, operazioni scadenti all’ insegna del luogo comune, o pretesti per dare un’ allure pubblica, e quindi “democratica” ad artisti della fascia commerciale più alta. Alla fine, in mancanza di una seria progettualità, si elude la fondamentale relazione fra arte e tessuto urbano, privando i cittadini di una osservazione critica della realtà.
Le città storiche sono una ricchezza culturale che pulsa e che deve mettersi in relazione costruttiva con il contemporaneo, non farsi ospite passivo.