Tre giorni fa il Senato a scrutinio segreto ha affossato il disegno di legge contro l’omotransfobia. La cosiddetta ‘tagliola’ si è abbattuta sul testo proposto da Alessandro Zan (PD): 154 i voti a favore delle pregiudiziali poste da Fratelli d’Italia e Lega, 131 i contrari e due gli astenuti. Pubblichiamo qui l’intervento di Andrea Ciulli, consigliere al Quartiere 5, da sempre impegnato sul fronte dei diritti civili
di ANDREA CIULLI
In questa settimana si è tenuta al Senato della Repubblica la votazione sulla proposta da parte di Lega e FDI di non passaggio all’esame degli articoli del DDL Zan, la cosiddetta “tagliola”, votazione che ha avuto esito favorevole con il conseguente stop dell’approvazione del disegno di legge. Non commento le scene vergognose di senatori esultanti e felici di quanto accaduto, perché di sicuro ognuno di noi sa quanto quelle immagini siano penose e non degne di un Paese come il nostro. Voglio però esprimere il mio profondo dispiacere e la mia delusione nel vedere con chiarezza una parte della classe dirigente così lontana dai bisogni e dalle richieste delle persone, il fallimento dell’ennesima possibilità di dimostrare almeno una volta che chi ci governa ha a cuore quello che abbiamo a cuore anche noi. Vedere naufragare il DDL Zan ci riporta indietro nel tempo, tutti noi, indipendentemente dal colore politico, perché è stata la sconfitta, almeno per ora, della voglia di crescere come paese giusto e che sa difendere e tutelare tutti i suoi cittadini.
E adesso mi chiedo: perché non c’è empatia verso chi ha bisogno di maggiori tutele? Perché ci devono essere “classi di cittadini”? Perché è diventato normale sbandierare la presunta superiorità nei confronti di altre persone? Perché alcuni di noi non possono semplicemente amare e essere e amati? Questo stop alla legge è una profonda ingiustizia per tutte le persone, per il Paese e per la democrazia, e ancora di più se si pensa che in paesi come la Norvegia si festeggiano i 40 anni dall’approvazione di una legge simile. Qui da noi, quante generazioni ancora dovremo aspettare?
Io la speranza non la perderò; questa è solo una battuta d’arresto e continuerò con la mia testimonianza viva e anche nel mio ruolo istituzionale a promuovere e a cercare di portare il cambiamento. Il mio impegno e supporto a favore – e insieme – alla comunità LGBTQI+ per contribuire a rendere non solo il nostro comune ma il nostro Paese e le nostre istituzioni più inclusive e attente alle nuove istanze dei cittadini non verrà meno per questo; continuerò a promuovere con più fermezza e determinazione azioni e attività per sensibilizzare le persone sul tema del contrasto all’omotransfobia e gli atti di violenza e bullismo che ne derivano, dei quali sono anche io stato oggetto in passato. Invito tutti a riflettere, a eliminare i pregiudizi, a cercare di capire. A volte è semplicemente la paura di ciò che non si conosce a non farci andare avanti.