L’attore americano premiato dal sindaco Dario Nardella per l’impegno sui diritti umani. Centrodestra e M5S inscenano una protesta sotto le finestre di Palazzo Vecchio
“Mi interesso poco alla politica e moltissimo agli esseri umani”. In un Salone dei Cinquecento gremito di fan a maggioranza femminile, Richard Gere evita accuratamente ogni polemica su Salvini e sui giorni caldi di Agosto quando salì a bordo della nave della Ong Open Arms carica di profughi da giorni al largo di Lampedusa per sbloccare la situazione e permettere lo sbarco dei disperati.
E lo stesso fa un attimo dopo quando gli riferiscono del centrodestra fiorentino che insieme al Movimento Cinque Stelle ha deciso di disertare la cerimonia di consegna delle Chiavi della Città all’attore americano per il suo impegno nel campo dei diritti umani inscenando una protesta sotto le finestre di Palazzo Vecchio.
“Non ne so niente – aggiunge – non sono stato infornato. Questi sono problemi da bambini, invece ci sono grandi problemi nella vita. Aiutare è semplice: si tratta di sentire la sofferenza degli altri e decidere: voglio fare qualcosa di giusto. Non è difficile, lo sentiamo tutti” E poi aggiunge: “Come americano mi vergogno molto di quello che sta accadendo in Siria. Il rispetto per gli esseri viventi è più importante di ogni altra cosa e ci riguarda tutti”.
Il resto lo fanno signore e ragazze di tutte le età che impugnano i cellulari per fotografarlo e applaudirlo urlando come se davanti a loro ci fosse una rockstar impegnata in un mega concerto. Firenze per lui, nei limiti del possibile ovviamente, diventerà una città in cui tornare spesso perché “ci sono tante cose da fare insieme a questa città” e ricorda con gli occhi sognanti l’emozione provata poche ore prima davanti agli Uffizi e alla Fondazione Zeffirelli.
Per il sindaco Dario Nardella “l’assenza dei consiglieri di centrodestra è assurda e incomprensibile” e subito rivendica l’identità e i valori di Firenze prima città ad abolire la pena di morte nel 1786. “La città – ha detto è un esempio di collaborazione. Anni fa ha aiutato nella ricostruzione di alcune città dell’Afghanistan distrutte dalla guerra, la stessa cosa ha fatto con le città curde. Le case popolari qui non sono state relegate in periferia, ma in quartieri pieni di vita e di cultura. E mai abbiamo avuto problemi di criminalità o razzismo. Se non vengono dati strumenti necessari per integrarsi è normale che questi giovani migranti o poveri si diano alla criminalità. Invece bisogna aiutare le persone a sopravvivere e la casa è il primo diritto, perché se non hai una casa non hai nemmeno la dignità di sentirti un cittadino”.
Alla cerimonia hanno partecipato il professor Andrew Geddes, direttore del Migration Policy Center dell’Istituto Universitario Europeo, e la giornalista Eva Giovannini che ha moderato un dialogo tra l’attore e il sindaco Nardella.