Da domani al Goldoni il celebre attore legge le fiabe che il grande drammaturgo e poeta inglese scrisse per i suoi figli per educarli a una vita giusta e felice. Fa da contraltare l’anziana cantante dal passato turbolento, omaggio alla fiorentinità più pura fra battute, canzoni e poesia
Torna a calcare le tavole del palcoscenico uno degli attori più amati dal pubblico fiorentino. Da martedì 19 a domenica 24 aprile, Al Teatro Goldoni (ore 20:45; giovedì, ore 18:45; domenica, ore 15:45), Gabriele Lavia affronta Le favole di Oscar Wilde in una lettura che solo un grande del teatro può presentare. All’apice della notorietà lo scrittore inglese scrive alcune fiabe per i figli Cyril e Vyvyan, allora bambini: sono storie malinconiche, popolate da personaggi memorabili. Principi ingenui, regine in incognito, giganti insicuri, usignoli generosi, fattucchiere piacenti, razzi vanitosi e nani da circo: l’intento era quello di divertire e, soprattutto, educare i due bimbi a una vita giusta e felice. Tra le righe, la difficoltà di mantenere una doppia vita, tra un matrimonio di facciata e l’omosessualità difficilmente occultabile.
La statua del Principe Felice e la piccola rondine non sono che due varianti del carattere di Wilde: mondano e godereccio l’una, malinconico e compassionevole l’altro. Attraverso una critica alla società vittoriana inglese lo scrittore mette alla gogna politici, intellettuali cattedratici, una famiglia borghese. Un ragguardevole razzo è una novella sarcastica, divertente satira dell’ipocrisia borghese. Le favole di Oscar Wilde è uno degli ultimi spettacoli della stagione 2021/2022 del Teatro della Pergola che andranno in scena nella sala di Via Santa Maria 15. Gli altri saranno La locandiera di Carlo Goldoni, diretta da Luca De Fusco (26 – 30 aprile) e Il canto dell’usignolo, poesie e teatro di William Shakespeare, con Glauco Mauri e Roberto Sturno (3 – 8 maggio). Biglietti: Intero 21€, Ridotto Over 60 / Soci Unicoop Firenze 19€, Ridotto Under 30 / Abbonati Teatro della Toscana 12€. Abbonamento a 3 spettacoli (Le favole di Oscar Wilde, La locandiera, Il canto dell’usignolo) € 36.
Dopo il debutto a novembre 2021 con 7 repliche tutte sold out un altro gradito ritorno riguarda questa volta il Teatro di Rifredi. Da mercoledì 20 a domenica 24 aprile (feriali ore 21.00, domenica ore 16.30) le luci della ribalta si riaccenderanno su Bruna e Franchino, l’anziana cantante dal passato turbolento e il suo timido e riservato pianista ne “Le mille e una Bruna” con Alessandro Riccio e Alberto Becucci in un omaggio alla fiorentinità più genuina tra musica, canzoni e poesia. Un impresario è interessato alla Signora di San Frediano, vuole scritturarla per degli spettacoli. Riuscirà la debordante Bruna a contenere la sua vitalità esplosiva e non spaventarlo troppo? E sarà vero che un tempo calcava, da vera diva, gli scintillanti palchi della Versilia, e che usciva con Domenico Modugno e cantava con Aretha Franklin? Una commedia lirica e sboccata, amara e leggera, un viaggio nella turbinosa vita di una donna che incarna lo spirito popolare tra barzellette e versi immortali, piena di semplicità e saggezza ma soprattutto di musica, dai Platters a Gabriella Ferri. Biglietti euro 16 e 14 (info e prenotazioni: 055/422.03.61 – www.toscanateatro.it, biglietteria@toscanateatro.it).
“Riccio è un artista unico nel panorama fiorentino, a cui va riconosciuto il merito di essersi creato un consenso fortissimo con spettacoli sempre diversi e inaspettati. Ma qui parliamo anche di qualcun altro: della Bruna, un personaggio che ormai viene percepito come una persona vera, quasi autonoma dal suo creatore. Come lo Charlot di Chaplin, il Fantozzi di Villaggio o lo Stenterello di Del Buono”. Così Giancarlo Mordini, direttore artistico del teatro, spiega il successo dello spettacolo. Bruna nasce nel 2014, dal sodalizio artistico tra Riccio e Becucci con lo spettacolo “Bruna e la notte”. Da allora è andata in scena ininterrottamente . “Bruna – racconta Riccio – è un coacervo di dettagli di persone che ho conosciuto, da mia nonna a Carlo Monni. È una fiorentina vera, volgare, spesso grezza nelle sue manifestazioni più delicate. Ha quella tendenza a bubare e la genuinità caustica che era caratteristica di Monicelli e che è nel DNA della fiorentinità. Franchino al contrario è timido e silenziosissimo, Bruna lo prende in giro definendolo pissero, insomma sono una coppia comica perfetta, divertentissima”.
Le fotografie di Gabriele Lavia sono di Filippo Manzini