Il segretario generale della Cgil questo pomeriggio sarà a Campi per ascoltare l’Rsu della Gkn. “Inaccettabile il comportamento dell’azienda”. Intanto i lavoratori in lotta hanno ricevuto un’altra mail nella quale il fondo Melrose intima di sgombrare lo stabilimento
“Noi abbiamo chiesto un incontro al Presidente del Consiglio proprio per essere in grado di poter fare un’operazione anche di politica industriale, perché le aziende che in modo da Far West hanno aperto procedure di chiusura di stabilimenti sono tutte nel settore dell’automotive. E’ evidente che è necessario che su quel settore si faccia un provvedimento straordinario: e allo stesso tempo si apra un tavolo di trattativa perché questo processo deve definire, sia sul piano occupazionale sia sul piano dell’innovazione e degli investimenti, un progetto che durerà diversi anni.
Maurizio Landini, segretario nazionale Cgil, prima di iniziare l’assemblea regionale del sindacato toscano questa mattina all’Auditorium del Palazzo dei Congressi e a porte chiuse, accetta di commentare la doccia gelata arrivata sulle teste dei 422 lavoratori della Gkn di Campo Bisenzio che, secondo quando pubblicato oggi dal quotidiano La Nazione, avrebbero ricevuto tutti una ulteriore mail nella quale il fondo Melrose proprietario dello stabilimento chiederebbe ufficialmente alle Rsu aziendali, alla Fiom-Cgil, alla Fim-Cisl, Uilm-Uil e al prefetto di Firenze “l’immediata liberazione del sito con interruzione della occupazione in essere e il conseguente ripristino della condizioni di legalità”. La lettera, firmata dall’amministratore delegato Andrea Ghezzi, ricorderebbe anche che “la proprietà si riserva ogni azione, in tutte le sedi per “l’occupazione dello stabilimento”, ma ribadisce anche la volontà di chiusura del sito e cessazione dell’attività con la “totale disponibilità a discutere qualsivoglia misura in grado di lenire gli impatti sociali”.
Landini però preferisce rilasciare ogni altro ulteriore commento sulla vicenda dopo l’incontro con la Rsu della Gkn che si svolgerà al termine dell’assemblea sindacale nel primo pomeriggio all’interno dei locali della fabbrica. “Allo stesso tempo – continua – chiediamo al governo che a partire dalle vertenze più importanti convochi quei tavoli e faccia ritirare le procedure di licenziamento per poter aprire una discussione di merito perché non è accettabile non solo per i lavoratori ma anche per il nostro paese che multinazionali o fondi pensino di poter agire in questo modo. Siamo in presenza di un atteggiamento inaccettabile, abbiamo visto addirittura il tentativo di mettere in discussione non solo il ruolo dei lavoratori e del sindacato ma addirittura il ruolo delle istituzioni. Quindi è evidente che bisogna rispristinare condizioni che permettano di fare una discussione vera, partire dal rispetto degli accordi che in quell’azienda esistano e del fatto che stiamo parlando di imprese che non sono in crisi perché non hanno mercato, non hanno lavoro stiamo parlando di imprese che il lavoro c’è stiamo parlando di fondi o multinazionali che stanno decidendo di delocalizzare delle produzioni quindi tutto questo non è assolutamente accettabile e tra l’altro questo indica non solo un problema di quei lavoratori ma è chiaro che siamo di fronte a una questione più generale perché non può passare nel nostro paese l’idea che multinazionali e imprese possano comportare in questo modo”.
Servono dunque a parere del segretario generale nuove leggi nazionali e più forti, che impediscano il ripetersi di situazioni come quelle che stanno vivendo adesso sulla propria pelle gli operai dello stabilimento campigiano. Anche perché il pericolo, neppure troppo velato, è che la vicenda Gkn possa costituire un pericoloso precedente o addirittura funga da ancora più pericoloso apripista per altre vertenze sindacali. “Insisto – conclude -: questa non è una battaglia locale, territoriale: questa è una battaglia nazionale che deve avere anche delle risposte sul piano legislativo e allo stesso tempo credo che sia utile che anche le associazioni imprenditoriali capiscano che se si vuole davvero difendere il sistema produttivo del nostro paese c’è bisogno anche di una legislazione che non permetta alle multinazionali di agire e comportarsi in questo modo ma di rispettare e di applicare le nostre leggi a partire dal fatto che se ci sono problemi prima di licenziare si discuta, si utilizzano altri ammortizzatori sociali”.