Il dipinto è di proprietà di una famiglia romana e fa parte di un fondo storico artistico parzialmente risalente alla fine del ‘500
Il dipinto de L’Adorazione dei Magi – esposto a Palazzo Medici Riccardi dall’8 dicembre 2022 al 29 gennaio 2023 dopo un accurato restauro mostra per la prima volta al pubblico un’opera magica e sofisticata, che introduce all’atmosfera delle festività natalizie. L’esposizione è l’occasione per presentare, accanto all’opera, gli studi e le analisi che ne ipotizzano l’attribuzione a Rembrandt, con la diretta partecipazione del Museo d’arte di Göteborg.
L’opera, realizzata in tecnica mista su carta riportata su tela, è rimasta per secoli “dimenticata” in un fondo storico-artistico risalente al ‘500. Grazie al ritrovamento dell’opera, agli attenti restauri e alle indagini diagnostiche, l’esposizione fiorentina presenta al pubblico un’opera che rivela una forza e una tecnica di eccezionale interesse. Il dipinto misura 54 X 43,5 centimetri e il formato è assimilabile a una serie di incisioni eseguite da Rembrandt sull’Infanzia e sulla Passione di Cristo. È realizzato con la particolare tecnica di schizzo a inchiostro su carta velato a olio, successivamente applicato su tela. Grazie alle analisi diagnostiche eseguite, in modo particolare alle indagini mediante riflettografia infrarossa IR, è stato possibile studiare e analizzare meravigliose immagini invisibili ad occhio nudo, che in mostra vengono presentate e condivise. I visitatori dell’esposizione, quindi, potranno così idealmente partecipare alla fase ideativa dell’opera nel momento in cui essa ha preso forma per l’autore.
“L’esposizione si pone come un’esemplare occasione per riflettere su due elementi fondanti la ricerca storico-artistica – spiega Valentina Zucchi, curatrice del museo di Palazzo Medici Riccardi – Il primo di questi si riferisce ai concetti di esecuzione e di attribuzione di un’opera, che nel caso dell’opera di Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606-1669) appaiono particolarmente articolati; il secondo concerne l’importanza e il valore delle indagini diagnostiche riferite a un’opera d’arte, imprescindibili strumenti per il corretto studio di un documento artistico e per la sua più opportuna conservazione. La mostra offre al pubblico l’occasione di osservare e apprezzare un dipinto dall’alta qualità esecutiva, cogliendone le importanti peculiarità rispetto alla tecnica, alla composizione e allo stile”.
L’esposizione de L’Adorazione dei Magi è anche l’occasione per ricostruire la storia del suo casuale ed eccezionale ritrovamento. Il dipinto è di proprietà di una famiglia romana e fa parte di un fondo storico artistico parzialmente risalente alla fine del ‘500, in cui è presente un filone di provenienza olandese. Dopo essere caduto accidentalmente, nel 2016 è stato sottoposto a un intervento di restauro: è stato proprio durante la pulitura dell’opera che – grazie all’intuito e all’esperienza della restauratrice Antonella Di Francesco – il capolavoro è emerso in tutta la sua sofisticata bellezza.
Da questa scoperta ha avuto poi inizio una serie di approfondite indagini e di studi specifici che ha consentito di verificare gli elementi costitutivi dell’opera e di attestarne la sua qualità. Gli studi hanno permesso di approfondire le caratteristiche di una tecnica esecutiva che rimanda a Rembrandt: una tecnica rara, costituita da uno sketch su carta (eseguito con pennello, matita o altro medium) velato a olio, con successiva applicazione su tela. I disegni che le analisi diagnostiche hanno portato alla luce, quasi invisibili a occhio nudo, sono stati realizzati a mano libera con una punta umida molto sottile, per essere poi definiti a penna. Dalle indagini emergono anche i “pentimenti” dell’artista evidenziati dai vari interventi di restauro realizzati nel corso dei secoli ma soprattutto la presenza di uno schizzo preparatorio rilevato dalla riflettografia infrarossa.
“A me piace pensare – aggiunge Letizia Perini, consigliera della Città Metropolitana di Firenze delegata alla Cultura – che i passi di Rembrandt potrebbero aver raggiunto queste Sale sigillando la valorizzazione integrale di questo nostro tesoro che parla del Rinascimento, dell’attrattività di Firenze come polo creativo del più grande giacimento artistico occidentale in dialogo con la bellezza forgiata negli altri Paesi e nei diversi tempi”.