Malgrado i numeri da record comunicati dagli Uffizi, dicono le rappresentanze sindacali, troppi lavoratori sono ancora costretti a casa e c’è timore per il termine del blocco dei licenziamenti
Stupore si, ma anche timore. Per i dati relativi agli accessi di maggio e giugno agli Uffizi che vedono un aumento di visitatori del 43% con 146.818 presenze. E per il silenzio delle Direzioni museali e del Ministero della Cultura sul mancato arrivo dei ristori e i ritardi nel pagamento della cassa integrazione ai lavoratori. Ma soprattutto per l’elevato numero di lavoratrici e lavoratori ancora costretti a casa dall’assenza di lavoro: “una situazione – dicono – che sta diventando sempre più insostenibile”. La Rsu di Opera Laboratori commenta così la situazione che stanno vivendo in questo momento i 300 lavoratori che gestiscono in appalto i servizi museali non solo degli Uffizi, ma anche di Accademia, Bargello e Museo di San Marco sottolineando che al momento è impiegato solo il 50% delle maestranze ed esprimono preoccupazione per il termine del blocco dei licenziamenti.
“Siamo stupiti – affermano in una nota – dopo aver letto sulla stampa di un giugno da record per Le Gallerie degli Uffizi quando la realtà che viviamo quotidianamente nei musei è ben differente. L’unico confronto che andrebbe fatto per capire gli effetti ancora pesanti della pandemia e cercare tutti insieme come scongiurarne ricadute occupazionali, sarebbe paragonare i dati attuali con giugno 2019, ma capiamo bene che scoprire una flessione attuale del 70% sarebbe meno trionfalistico e indurrebbe tutti a maggior cautela e soprattutto a riflessioni più serie. Le percentuali di crescita relativa messe così in risalto dalla Direzione delle Gallerie degli Uffizi, a nostro avviso, sono fuori luogo perché rischiano di distogliere l’attenzione dalla crisi del settore del turismo culturale che invece a Firenze si fa ancora sentire pesantemente”.
La rappresentanza sindacale dei lavoratori chiede un confronto aperto con Opera Laboratori, Ministero, Comune e direttori dei musei per scongiurare gli scenari peggiori per le maestranze. “Senza di noi – concludono – non ci sarebbero state le riaperture di questi mesi, siamo la forza lavoro silenziosa che ha permesso passerelle mediatiche per direttori e politici eppure, dopo anni di impiego nel settore dei Beni Culturali, rischiamo il posto di lavoro, e in tutti questi mesi di crisi non è stata spesa da parte dei vari Direttori nemmeno una parola di solidarietà nei nostri confronti. Il totale disinteresse delle istituzioni e il continuo sbandierare numeri fini a se stessi dalle direzioni dei musei, dopo mesi di cassa integrazione da fame, rischia di produrre conseguenze ancora peggiori per un numero elevato di famiglie; siamo i primi a volerci lasciare questa tragedia alle spalle, ma concretamente, certi annunci invece non ci bastano più e non fanno bene alla città di Firenze”.