Al termine del corteo organizzato in occasione dello sciopero generale, una delegazione del Collettivo di fabbrica ha raggiunto prima il Duomo e poi la chiesa di Santa Maria Novella
La protesta degli operai ex GKN arriva fin sul sagrato di Santa Maria del Fiore. Al termine corteo organizzato dalle diverse sigle sindacali in occasione dello sciopero generale di ieri una delegazione del Collettivo di fabbrica dello stabilimento campigiano ha raggiunto prima il Duomo e poi la chiesa di Santa Maria Novella.
Un’azione simbolica che aveva come scopo interrogare la comunità cattolica fiorentina sulla situazione di ingiustizia sociale che stanno continuando a vivere le maestranze dal momento che i licenziamenti più volte paventati arriveranno a compimento il primo gennaio 2024 (https://www.lamartinelladifirenze.it/ex-gkn-arrivate-le-lettere-di-licenziamento-per-185-dipendenti/). E la mobilitazione, assicurano dal collettivo, attraverserà le festività. Con un punta di ulteriore amaro perché il proprietario di Gkn, Francesco Borromeo, dicono ancora gli ex operai, “ha ostentato da sempre il proprio profilo cattolico”. “Pensate di poter rimanere indifferenti al licenziamento di 185 lavoratrici e lavoratori, colpiti dal carovita, dall’escalation bellica e ora anche da un’esondazione? Che festività pensate di vivere?” Questo il messaggio portato ieri dal Collettivo di Fabbrica, prima in Duomo e poi a Santa Maria Novella, dove una delegazione è riuscita ad entrare nella chiesa per pochi minuti, in maniera simbolica. In entrambi i casi le porte sono state chiuse e i manifestanti sono stati invitati ad andarsene.
“Ricordatevi di santificare le feste, perché sarà un Natale di mobilitazione – commenta il Collettivo – il nostro licenziamento scade il 1 gennaio, la comunità cattolica non ha niente da dire in merito? Credete che rientri nello spirito delle festività restare in silenzio davanti a una proprietà, che rivendica il proprio essere cattolica e intanto approfitta dell’alluvione per chiedere lo sgombero dello stabilimento? Questo mentre il presidio, proprio nei giorni dell’emergenza, è stato messo a disposizione per la raccolta e la distribuzione materiali per la popolazione e per l’organizzazione delle operazioni di soccorso. Questo mentre inchieste giornalistiche aumentano il legittimo sospetto che l’imprenditore cattolico sia arrivato solo per finire il lavoro speculativo del fondo finanziario e magari terminare con una operazione immobiliare, proprio in un territorio già martoriato dalla cementificazione selvaggia”.