Al museo di Arte Sacra di S. Piero in Mercato a Montespertoli si può ammirare il dipinto che durante la seconda Guerra Mondiale fu conservato a Montegufoni insieme ai capolavori di Giotto e Botticelli
Il dipinto era scampato alle razzie effettuate dall’esercito nazista durante l’occupazione del territorio toscano nei giorni drammatici e sanguinosi della Seconda Guerra Mondiale . Adesso è stato riportato vicino al luogo dove era stato conservato insieme ad altri capolavori provenienti dagli Uffizi quali la Maestà di Giotto e i dipinti di Botticelli portati via quando le incursioni aeree si fecero sempre più pressanti e costrinsero mettere in salvo il patrimonio artistico fiorentino. Al museo di Arte Sacra di San Piero in Mercato a Montespertoli da ieri e fino all’8 gennaio prossimo è possibile ammirare una predella di bottega fiorentina quattrocentesca – un ‘gradino’ dipinto che stava alla base di una ‘pala quadra’ rinascimentale – dove sono raffigurate Storie di San Pier Martire e, nel riquadro centrale, Cristo in pietà. L’iniziativa rientra nel più ampio progetto Terre degli Uffizi, realizzato dalle Gallerie insieme alla Fondazione CR Firenze, all’interno dei rispettivi progetti Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei.
“Una predella senza la pala – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – a cui era connessa, di una bottega fiorentina del Quattrocento ancora misteriosa: mettere temporaneamente questa opera nel Museo di Montespertoli la sottopone allo scrutinio degli studiosi e dei curiosi, nella speranza che qualcuno risolva i molti interrogativi che l’opera lascia ancora aperti. Si tratta di un’operazione insolita, perché non propone soluzioni dall’alto ma intende, al contrario, stimolare la curiosità e la partecipazione dei visitatori. Le ‘Terre degli Uffizi’ diventano, così, anche un’occasione di dibattito scientifico”.
La predella, requisita da un convento durante le Soppressioni Napoleoniche degli edifici religiosi del 1808–1810, si trovava a metà Ottocento nella Galleria dei Quadri Antichi e Moderni dell’Accademia di Belle Arti, antesignana dell’attuale Galleria dell’Accademia, insieme ad altre opere usate come modelli per l’insegnamento degli aspiranti artisti che frequentavano la scuola. La scelta della predella per l’esposizione trova un robusto fondamento simbolico anche nella storia dello scorso secolo: durante la Seconda Guerra Mondiale essa, infatti, era stata ricoverata nel vicino Castello di Montegufoni, antica rocca medievale della famiglia Acciaioli che ai primi del Novecento fu acquisita dalla famiglia dei nobili inglesi Sitwell. Aggiunge il generale Roberto Riccardi, comandante Carabinieri Tutela patrimonio culturale: “Proprio dopo i disastri della Seconda guerra mondiale, uno dei Padri della Costituzione italiana, Piero Calamandrei, dichiarò che ogni opera d’arte perduta nel conflitto era ‘una zona della memoria che si oscura’. Restituire un bene alla Comunità è ridare la luce. Il nostro compito è questo, e vogliamo accenderne ancora tante”.
Tutte le foto sono di Stefano Casati