E’ stata un’altra giornata concitata nelle ricerche per la sparizione della piccola quattro giorni fa dall’ex hotel Astor di via Maragliano dove abitava con la mamma. Guerrera: “Mai stata a favore dell’occupazione”
A quattro giorni ormai dalla scomparsa, avvenuta sabato scorso, la piccola Kata ancora non si trova. Le ricerche continuano serrate in ogni direzione e proprio questo pomeriggio poco prima delle 17.30 una ventina di Carabinieri sono entrati in un condominio al civico 34 di via Boccherini, tra Novoli e San Jacopino: in pratica a fianco dell’ex hotel Astor di via Maragliano da tempo occupato dove la bambina viveva con la mamma e il fratellino di 7 anni. La casa ha cinque piani e la facciata in pietra grigia. I militari, in divisa e in borghese, hanno raggiunto i piani superiori dello stabile e anche il cortile, poi hanno ispezionato garage e cantine. All’ispezione hanno partecipato anche unità dei Vigili del Fuoco, probabilmente per aprire porte e serrande e dare così un apporto tecnico agli investigatori. Sono stati controllati anche i tombini dei pozzi neri. Potrebbe essere, ma qui il condizionale è veramente d’obbligo, la “base” utilizzata per il rapimento. Intanto in procura i magistrati hanno ascoltato lo zio a cui la piccola scomparsa era stata affidata dalla mamma perché la mamma doveva recarsi al lavoro. Ascoltato dai magistrati anche il fratellino di Kataleya. La pm Christine Von Borries, titolare del fascicolo aperto in Procura per l’ipotesi di rapimento di persona a fini di estorsione, questa mattina aveva effettuato un sopralluogo nell’ex hotel Astor e incalzata dai giornalisti aveva detto soltanto: “Non escludiamo niente”. Sempre in mattinata la prefettura di Bologna aveva dato il via a un piano di ricerca di persone scomparse a seguito di una segnalazione ritenuta in un primo momento attendibile che aveva riferito di aver visto la bambina in compagnia di una donna la sera del 10 giugno su un autobus a Bologna. Con il passare del tempo, però la pista ha perso consistenza. E che la concitazione nel quartiere sia altissima lo dimostrano anche i volantini trovati alla fermata di un autobus della linea 23 a Novoli nei pressi dell’ex Astor e in varie altre parti dello stesso quartiere. Ma pare si tratti dell’opera di un mitomane. A scopo prudenziale la mamma di Kataleya resta ricoverata in ospedale. Ieri aveva ingerito una piccola quantità di candeggina in preda alla disperazione per la scomparsa della sua bambina.
Infine la presa di posizione di Norma Guerrera, operatrice sanitaria peruviana da oltre 20 anni a Firenze, principale animatrice della comunità che nel capoluogo toscano conta quasi 8.000 persone. In un’intervista rilasciata all’Agenzia Dire, spiega di non essere “mai stata a favore dell’occupazione abusiva di quell’hotel”, convinta che “andava sgomberato prima. Non accadono cose belle lì dentro. Nella nostra comunità nessuno era mai scomparso in questo modo. I peruviani di Firenze lavorano onestamente per una vita migliore, ma da un giorno all’altro tutti parlano male di noi, purtroppo basta poco per cancellare i lati positivi”.
Guerrera si dà molto da fare per aiutare i connazionali: ha aperto gruppi su Facebook e Whastapp per trovare lavoro, informazioni e prima assistenza per chi è appena arrivato. In questi giorni, sono serviti anche a dare spazio agli appelli per ritrovare la piccola Kata. “Chi ha bisogno ci contatta – dice ancora – soprattutto chi è arrivato da poco. Con altre venti persone poi forniamo anche assistenza alle famiglie più svantaggiate. Il Perù è un paese povero e le persone vengono in Italia per costruirsi una vita migliore, consapevoli che bisogna rimboccarsi le maniche. Io stessa all’inizio ho faticato tanto, vent’anni fa era più dura. Oggi ci si integra più velocemente. Con pazienza e volontà tutti riescono e a Firenze i peruviani hanno aperto ristoranti, minimarket, negozi, o avviato ditte di pulizie. Sempre più giovani vanno all’università”. Insomma una maggioranza laboriosa “la cui reputazione è a rischio per poche mele marce, che vogliono tutto e subito”. E conclude con un pensiero per la piccola Kata, e alle altre “decine di bambini che vivono in quell’ex albergo occupato e di cui lo Stato si dovrebbe preoccupare”.