Da oggi i visitatori saranno riammessi alla Tribuna del David: il museo avrà un nuovo percorso temporaneo denso però di emozioni fortissime tra strumenti musicali e pittura del Quattrocento e primo Cinquecento. Hollberg: “Lui è contento se possiamo riaprire le porte”
“I gessi ora lo ammirano dal basso all’alto, a lui piace molto ed è molto contento se possiamo riaprire le porte. Vogliamo che torni vita, che torni luce e speranza ed è per questo motivo che avevamo mandato il suo clone a Dubai per l’Expo. Un messaggero per la rinascita e per il Rinascimento”. Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia, parla del David che troneggia dalla sua Tribuna come se si trattasse di un innamorato. E i gessi a cui fa riferimento sono le opere di Lorenzo Bartolini, solitamente conservati nella Gipsoteca, che fino ad oggi potevano passare inosservati e invece ora sono perfettamente ammirabili e avranno anche il compito di fare per così dire compagnia alla famosissima statua del Buonarroti magari chissà dialogando anche con lui.
Il celebre museo fiorentino riapre al pubblico oggi 6 maggio dopo il lungo periodo di chiusura dovuto all’emergenza Covid. E lo fa con un nuovo percorso espositivo dovuto ai grandi cantieri di ristrutturazione del sito che hanno richiesto la movimentazione di oltre 600 opere. L’effetto adesso è ancora più strabiliante, con un allestimento che non mancherà di sorprendere ed evocare sentimenti fortissimi nei visitatori. Ma non è tutto perché sarà finalmente visibile la sezione dedicata agli strumenti musicali che raccoglie rari pezzi unici, ora collegata direttamente tramite un nuovo varco alle sale delle mostre temporanee: ambienti dove sarà possibile immergersi nella magia del Rinascimento, grazie ai dipinti che arrivano dalla Sala del Colosso. Entrando poi verso la Tribuna, il visitatore sarà accompagnato, nel cammino tra I Prigioni di Michelangelo, da una vera e propria folla di personaggi: ancora i busti del Bartolini.
“Abbiamo tantissimi cambiamenti che da domani finalmente potremo presentare ai nostri visitatori – afferma raggiante il direttore dell’Accademia Cecilie Hollberg – e mi fa piacere coinvolgerli per far vedere loro quello che abbiamo fatto negli ultimi mesi e che continueremo a fare. È stata un’impresa oserei dire ciclopica, ricollocare tutte queste opere. Da giugno in poi sarà una novità pressoché continua e avremo anche un museo con climatizzazione nuovissima in ogni sala. Sarà un museo modernizzato, ma le bellezze sono rimaste le stesse”.
Il nuovo percorso di visita adesso comincia dal dipartimento degli Strumenti Musicali con i 50 strumenti del Conservatorio Cherubini provenienti dalle collezioni private dei Medici e dei Lorena, su cui spiccano la viola tenore e il violoncello di Antonio Stradivari, entrambi parte del quintetto realizzato nel 1690 per il Gran Principe Ferdinando de’ Medici, uno Stradivari del 1716 e un violoncello Nicolò Amati del 1650. Da qui si prosegue verso gli ambienti delle ex-Fiorentine dove adesso sono sistemati su uno sfondo blu scuro i dipinti della Sala del Colosso, ancora chiusa per i lavori. E questa è un’emozione che lascia letteralmente senza fiato con opere di Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Paolo Uccello, Filippino Lippi: una summa della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento che in questa sistemazione e con la nuova illuminazione fa emergere particolari inediti .
“Questa – continua Hollberg – era una decisione importante, non volevo portare le opere in un museo esterno per chiuderle alle vista di tutti quanti. Era importante dare il segnale che le opere sono qui, visibili e godibili”. Da qui poi la Tribuna del David e la Gipsoteca che ricrea idealmente lo studio di Lorenzo Bartolini con i suoi 450 tra busti ritratto, bassorilievi, sculture di varie dimensioni tutte plasmate da lui. “Ho trovato un museo nuovo – aggiunge l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – con un allestimento sì temporaneo ma di straordinario valore in cui vediamo anche un altro rapporto con quella che è la sua icona, il David. Proprio perché è stato ripensato il percorso in funzione di riavvicinamento di un pubblico graduale, ci si può permettere una ‘prossimità tra gruppi di opere’, i gessi, che altrimenti non avremmo potuto godere. Questo è un museo di stato che però si rivolge alla città: magari l’avete visitato tanti anni fa: quindi l’invito è venite e troverete qualcosa di assolutamente diverso e nuovo”.