Stamattina la mobilitazione “Salviamo le imprese” organizzata da Confcommercio e Confesercenti Toscana per chiedere una diversa gestione dell’emergenza pandemica
Un nastro tricolore, steso da via Verdi fino a piazza del Duomo dove ha sede la presidenza della Regione. E da lì fino alla prefettura in via Cavour, dove Confcommercio e Confercenti hanno consegnato un documento in dieci punti da recapitare al Governo. Anche a Firenze, come in tutti i capoluoghi toscani con l’aggiunta di Viareggio, il mondo del terziario è sceso oggi in piazza per chiedere di riaprire e trovare un punto di equilibrio tra la sicurezza (di tutti), la ripartenza e la tutela di un settore economico fermo oramai da un anno.
Oltre quattrocento persone nelle vie di Firenze ed una lunghissima catena umana fatta di ristoratori, baristi e rappresentanti di agenzie di viaggio, palestre, piscine, scuole di danza e ambulanti. I commercianti hanno sfilato affidando a cartelli le loro richieste e preoccupazioni: il lavoro come diritto, la salvezza delle imprese, un futuro per il settore, i debiti accumulati con le banche e ristori adeguati. “Se il Governo continua, dopo un anno, a non garantire il diritto al lavoro in nome della salute, avrà sulle spalle la responsabilità civile, morale e sociale della distruzione economica del nostro Paese”, dicono con fermezza i presidenti della Confcommercio di Firenze Aldo Cursano e di Confesercenti Claudio Bianchi, che hanno coordinato la manifestazione fiorentina insieme ai loro direttori Franco Marinoni e Alberto Marini.
I dirigenti delle due associazioni di categoria hanno dato il via al “flash mob” proprio di fronte al ristorante La Maremma di via Verdi, diventato luogo-simbolo della disperazione degli imprenditori dopo l’estremo gesto del suo titolare, che si è tolto la vita nell’agosto scorso e che è stato ricordato anche da sua moglie, presente alla mobilitazione di stamani. E ad un altro imprenditore tragicamente scomparso nei giorni scorsi, l’agente di viaggio di Seano, i colleghi fiorentini hanno voluto rendere omaggio con una corona posta lungo il percorso.
“La proposta più risolutiva – ha detto l’assessore regionale all’economia Leonardo Marras che ha incontrato una delegazione – rimane quella di una vaccinazione di massa contro il Covid-19 perché, senza vaccini, trovare un punto di equilibrio tra la libertà di iniziativa e dunque la socialità ritrovata, la sicurezza e il distanziamento per ridurre i contagi è difficilissimo. Lo si vede in questi giorni, in cui in tutta Italia sono ripresi a correre i contagi: il che mette in difficoltà soprattutto chi deve fare i conti con costi fissi che viaggiano e condizioni di ripresa che non si conoscono”.
Dal canto suo la Regione ha cercato di dare un segnale, seppure piccolo e non risolutivo, attraverso due diversi bandi da 2.500 euro per gli esercizi con perdite di almeno il 40 per cento impegnando oltre 20 milioni di euro. Ma le richieste presentate sono state inferiori alle risorse messe a disposizione e circa nove milioni non spesi saranno adesso riprogrammati. Se però bisogna cercare un punto di equilibrio tra sostegno all’economia e salute dei cittadini è evidente che è la copertura che arriva dai vaccini l’unica risposta. “Occorre accelerare – ha concluso Marras – il più possibile, pretendere e produrne anche autonomamente, se necessario. Dobbiamo arrivare a gradi di vaccinazione molto più intensi di quelli registrati oggi. La Toscana ha messo in campo tutto quello che può servire, i servizi sanitari sono pronti e per noi sarebbe facile vaccinare tanta più gente se ci fossero più vaccini a disposizione”.