Per i giurati Bissoultanov ha colpito Niccolò Ciatti per uccidere, nei prossimi giorni si conoscerà l’entità della pena compresa fra i 15 e i 25 anni
Rassoul Bissoultanov, la belva che nella notte tra l’11 e il 12 agosto 2017 ha ucciso Niccolò Ciatti con un calcio in piena faccia in una discoteca di Lloret de Mar in Spagna, è stato condannato per omicidio volontario dai giurati del “tribunal del jurado” di Girona dove in questi giorni si stava celebrando il processo. I giudici popolari hanno riconosciuto nell’azione del 29enne anche l’aggravante di aver colpito a tradimento. L’entità della pena, compresa fra i 15 e i 25 anni, sarà stabilita dai giudici togati nei prossimi giorni secondo quanto stabilisce il codice penale spagnolo per l’assassinio volontario di una persona indifesa. La richiesta del dell’accusa è di 24 anni. Alla lettura della sentenza erano presenti i familiari di Niccolò, con il padre Luigi e la madre Cinzia, assistiti dal loro avvocato Agnese Usai.
«Dobbiamo giustizia alla famiglia Ciatti – ha detto nella requisitoria il pm Pillado -, dobbiamo una condanna giusta e responsabile». Imputato nello stesso processo anche il ceceno Movsar Magomadov, 27 anni, che per la procura non avrebbe avuto responsabilità nell’omicidio, mentre i legali della famiglia Ciatti lo ritengono altrettanto colpevole. La giuria popolare ha assolto Magomadov da ogni accusa. La famiglia Ciatti ha ascoltato in silenzio il verdetto. In aula nessuna reazione. Bissoultanov, presente con il connazionale, al momento è libero. La sentenza è giunta alle 17.45 dopo una lunga giornata d’attesa.
Il procedimento contro i due ceceni è iniziato Lunedì 30 maggio: quattro giorni intensi, stressanti, carichi di tensione, con la famiglia di Niccolò che per la prima volta si è trovata di fronte Bissoultanov, Magomadov e le loro famiglie arrivando quasi allo scontro fisico. Alla fine della requisitoria ieri la richiesta del Pm di 24 anni. “Sapeva di uccidere con quel calcio”, le sue ultime parole chiedendo giustizia per Niccolò. “E’ un passo verso la giustizia – ha detto brevemente papà Ciatti -. La nostra paura però è che adesso scappi”.
“Non possiamo gioire di questa condanna ma certamente la sentenza spagnola ci ridona un po’ di quella fiducia nella giustizia che avevamo perso. Abbraccio i familiari di Niccolò che hanno sempre dimostrato in questi anni estrema compostezza e dignità. Nessun tribunale potrà restituire loro il figlio ma adesso, dopo quasi cinque anni, sarà meno duro affrontare il futuro”. Queste le parole del sindaco Dario Nardella alla notizia della sentenza del caso Ciatti.