In occasione della Giornata “Legalità ci piace” uno studio rivela la preoccupazione per l’aumento di criminalità e fenomeni illegali. Non va meglio su qualità della vita e decoro urbano. Cursano: “Toscana non più isola felice”
A Firenze quasi due imprenditori del terziario su dieci (16,2%) ritengono che la criminalità e i fenomeni illegali siano in aumento, soprattutto per quanto riguarda usura e racket. E’ il dato più eclatante emerso dall’indagine sull’impatto della criminalità per le imprese del terziario, realizzata in collaborazione con Format Research e diffusa oggi da Confcommercio nell’ambito della Giornata “Legalità, ci piace!” e ripresa a livello provinciale dalla Confcommercio fiorentina. La ricerca, realizzata tra il 24 febbraio e l’11 marzo 2022, è stata effettuata su un campione di 4.000 imprese del terziario. Una percentuale dunque più alta della media nazionale, ferma all’11,8%, che mette in risalto come la percezione di sicurezza sia in netto peggioramento nelle città più grandi, tra cui appunto Firenze. Non va meglio sul fronte della qualità della vita, in calo per un imprenditore su quattro, e su quello del decoro urbano, peggiorato nell’ultimo biennio per circa un imprenditore su due.
“A livello nazionale – sottolinea il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano – sono almeno 30mila le imprese di commercio, ristorazione e ricettività ad elevato rischio usura. E se un tempo potevamo considerare la Toscana un’isola felice, oggi purtroppo non è più così: la pandemia, poi, lasciando per molti mesi vuote le nostre città e chiuse le imprese, in qualche caso ha creato una sorta di terra di nessuno dove il crimine ha trovato terreno fertile. Ne sono prova i tanti casi di furti, rapine e delinquenza generica dai quali anche Firenze è colpita. Per effetto della crisi economica e del calo drammatico dei consumi, tanti imprenditori si sono scoperti più deboli e, laddove non è riuscito ad arrivare lo Stato con il suo sostegno, sono arrivate le organizzazioni criminose con promesse false di riscatto. È un dramma che va affrontato insieme, senza lasciare indietro nessuno”.
Secondo le stime dell’Ufficio Studi della Confcommercio, la criminalità crea una perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto pari al 6,3%. In dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 4,8 miliardi, la contraffazione per 4,1 miliardi, il taccheggio per 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.
“L’illegalità – conclude il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – ha un costo pesantissimo, non solo per l’intera società civile, ma anche per l’economia: solo alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi sottrae quasi 31 miliardi di euro a livello nazionale, mettendo a rischio circa 200mila posti di lavoro. Tra le voci di maggiore impatto ci sono contraffazione e abusivismo. Proprio di questo abbiamo parlato nel nostro recente incontro con il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Firenze, il generale Fabrizio Nieddu. Mentre gli imprenditori onesti faticano a tenere aperte le loro attività, fra costi in aumento e incassi in discesa, i loro concorrenti “occulti” continuano a muoversi indisturbati: strutture ricettive abusive, tour operator falsi, professionisti senza autorizzazioni, venditori senza licenza. E la cosa peggiore è che ancora qualcuno considera l’abusivismo un peccato veniale”.
Questi i principali risultati dell’indagine nei 12 comuni italiani di oltre 250mila abitanti, Firenze compresa:
- I livelli di sicurezza. Le imprese del terziario di mercato che percepiscono un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021 sono il 16,2%. L’usura è il fenomeno criminale sentito in maggior crescita (per il 30%), un dato superiore alla media nazionale che è pari al 27%. ll racket è in crescita per il 21,4% delle imprese.
- L’esposizione all’usura e al racket. L’ 11,6% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di fenomeni di usura o estorsione nella propria zona di propria attività, valore simile a quello nazionale pari all’11%. Il 22% degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a fenomeni di usura e racket, valore superiore rispetto alla media nazionale del 17,7%.
- Di fronte a usura e racket, il 52,4% delle imprese ritiene che si dovrebbe denunciare(la media nazionale è del 58,4%) e il 23,6% dichiara che non saprebbe cosa fare).
- Decoro urbano e qualità della vita. Per Un quarto delle imprese delle grandi città nell’ultimo biennio la qualità della vita è peggiorata. Ma è soprattutto il degrado urbano a caratterizzare le grandi città: il 52% delle imprese considera degradata la periferia, mentre il centro storico è considerato degradato dal 39,7% di queste. Il 70% delle imprese ha riscontrato fenomeni di degrado della zona in cui opera contro un 64,9% a livello nazionale.