Doccia fredda per Campo di Marte nella conferenza stampa del presidente viola Rocco Commisso che annuncia l’opzione di acquisto per i terreni nella piana campigiana dove potrebbe sorgere il nuovo stadio
“Ieri abbiamo fatto un’opzione per l’acquisto di 36,5 ettari a Campi Bisenzio per fare il nuovo stadio, 10mila posti auto e tutte le altre attività di cui avremo bisogno. E’ un’area grande quasi due volte e mezzo la Mercafir e ringrazio la famiglia Casini, proprietaria dei terreni”. La doccia fredda per Campo di Marte arriva proprio nel giorno del primo compleanno da presidente della Fiorentina.
In diretta streaming da New York, sui media della società, Rocco Commisso dice la sua dopo le numerose prese di posizione sulla vicenda che più sta a cuore in questo momento alla tifoseria viola e non solo a questa viste le implicazioni che potrebbe avere anche a livello di amministrazione: dove andrà nei prossimi anni la squadra gigliata a giocare le partite casalinghe.
E per chiarire ancora meglio il suo concetto parla ancora della nuova “casa Viola” che potrebbe essere pronta entro il 2021 e conterrà la sede legale della Fiorentina, i campini di allenamento per la prima squadra, le giovanili e la Fiorentina Women ma anche parcheggi per dare modo ai tifosi di poter seguire gli allenamenti.
Facendo in questo capire che il suo asse ormai ruota su Bagno a Ripoli-Campi Bisenzio, tagliando fuori appunto Firenze, e mettendo pure una sorta di pietra tombale su tutto l’affaire. Commisso dice chiaramente di essere rimasto deluso perché “dopo aver parlato per anni dello stadio la città non aveva soluzioni da proporre. Abbiamo parlato della possibilità della ristrutturazione del Franchi, ma ci siamo incontrati con la sovraintendenza ed abbiamo capito che non possiamo fare lo stadio come vogliamo noi. I nostri tifosi non devono bagnarsi allo stadio quando piove. In America non ci sono più stadi costruiti 90 anni fa e da noi i terreni per fare gli stadi sono quasi tutti gratis per dire”.
Così è saltata fuori la Mercafir, argomento che Commisso fatica ancora a digerire: “Sono andato in prima persona – continua -, mi hanno detto che ci sarebbero voluti 5 anni solo per spostare tutto, anche se in Comune mi è stato detto che le cose si potevano fare in molto meno tempo. Abbiamo chiesto di finire i lavori in quattro anni, ma quando è cominciato il bando non ce li hanno mai confermati, così come i costi dell’area. Poi abbiamo capito che con i costi di demolizioni e smaltimento, contributi, il rischio idraulico, bellico, aeroportuale, eccetera, saremmo arrivati a un costo di dieci volte maggiore rispetto ai 6 milioni che pensavamo. Inoltre mi è stato detto dopo che le tasse sullo stadio sarebbero aumentate. Non è giusto, perché io in quanto imprenditore porto i miei soldi per fare un bene all’Italia”.
Da qui all’intenzione di non partecipare al bando per l’alienazione dei terreni comunali a Novoli il passo è stato fin troppo breve, anzi per dirla con l’imprenditore italo-americano “fast, fast, fast”. Come breve e naturale è stato, secondo quelli che sono i canoni del business plan americano, volgere lo sguardo da un’altra parte. “Come in America – spiega ancora Commisso – devo avere più opzioni: le quattro che rimangono sono Campo di Marte, ma bisogna investire in modo da avere il massimo comfort per i tifosi e non metterò soldi se dovrò sottostare alle leggi della Soprintendenza; la seconda opzione è farlo nuovo ma non è scontato che sia di proprietà al cento per cento della Fiorentina, visto che in Italia lo stadio è visto come un bene pubblico; la terza è che ci diano da Firenze un’altra possibilità, per esempio le Cascine; la quarta opzione è Campi Bisenzio“.
Commisso, ringraziando Matteo Renzi e Dario Nardella per le parole espresse in questi giorni, ha allontanato qualunque ipotesi e idea di lasciare Firenze. “Dall’aeroporto – conclude – vogliono farci problemi, ma spero che ci si possa sedere a un tavolo: sono importanti entrambe le due infrastrutture. Quanto alle leggi della Soprintendenza, solo quelle di Dio non si possono cambiare. In America quando serve le leggi si cambiano, non è giusto che i vincoli su Milano e Bologna possono essere tralasciati mentre da noi no”.