La cerimonia si è svolta nella sala dei Gigli di Palazzo Vecchio. Piazza Signoria ospita la teca della Croma blindata sulla quale persero la vita il 23 maggio 1992 gli uomini della scorta del giudice Giovanni Falcone
Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha conferito il Fiorino d’oro della città di Firenze al prefetto Lamberto Giannini, capo della Polizia e direttore generale della Pubblica sicurezza. La cerimonia si è tenuta in Sala questo pomeriggio nella sala dei Gigli a Palazzo Vecchio alla presenza delle autorità civili, militari e religiose cittadine. “Siamo felici di aver consegnato la più importante onorificenza di Firenze al capo della Polizia Lamberto Giannini – ha detto il sindaco Dario Nardella – perché è sempre stato molto vicino alla nostra città, dedicando un’attenzione particolare alla comunità fiorentina. Lo ha fatto sollecitando la Polizia di Stato a seguire con grande attenzione tutte le grandi sfide che abbiamo nel capoluogo e in tutta l’area metropolitana. La consegna del Fiorino d’oro è anche un modo per dire grazie e per rilanciare e rilanciare sempre di più la collaborazione per la sicurezza della nostra comunità”.
Al prefetto Lamberto Giannini è stata consegnata la massima onorificenza cittadina “per lo straordinario e costante impegno profuso nel contrasto all’eversione e al terrorismo interno e internazionale, per aver saputo alimentare, grazie ad apprezzate qualità personali e professionali, affinate all’interno di un curriculum d’eccellenza, in particolare nella gestione dei servizi di ordine pubblico, il sentimento di sicurezza e di fiducia dei cittadini verso le istituzioni”. Per oltre 27 anni Giannini è stato infatti impegnato nel contrasto all’eversione e al terrorismo interno ed internazionale, conseguendo importanti successi professionali. Tra questi spiccano gli arresti dei terroristi “rossi” che, con gli omicidi Biagi e D’Antona, avevano ripreso la lotta armata in Italia; le indagini nell’ambito della strage alla stazione di Bologna; quelle sull’omicidio della giornalista del Corriere della Sera Maria Grazia Cutuli, assassinata insieme ad altri tre suoi colleghi in Afghanistan; l’arresto nel 2005 a Roma di uno dei terroristi di Al Qaeda che nel luglio di quell’anno aveva tentato di farsi esplodere, con dei complici, nella metropolitana londinese; l’operazione che ha portato alla cattura, in Bolivia, del latitante Cesare Battisti. Negli ultimi anni, dapprima come direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo, poi come responsabile della Polizia di Prevenzione è Presidente del C.A.S.A. (Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo), ha inoltre contribuito all’elaborazione della strategia nazionale di contrasto alla pressante minaccia del terrorismo di matrice radicale religiosa, occupandosi, in particolare, del fenomeno dei foreign fighters. “Sono molto emozionato – ha detto Giannini -. Grazie per questo premio, è importante. Grazie a tutta la comunità della polizia di Stato di Firenze. Una delle cose che mi ha colpito nel leggere la motivazione è il sentimento di fiducia: quando penso ai colleghi che riescono a far crescere la fiducia nelle istituzioni, penso che sia per noi la massima soddisfazione. È bello che il lavoro degli agenti di polizia di Stato possa avere questo riconoscimento importante dal territorio”.
In occasione del ‘Percorso alla memoria’ organizzato dalla questura in collaborazione con il Comune, il questore Maurizio Auriemma, d’intesa con il sindaco Dario Nardella, ha proposto di inserire la cerimonia di conferimento del Fiorino d’oro nell’ambito della fase conclusiva di questa iniziativa per ricordare le vittime delle stragi di mafia. Piazza della Signoria ha infatti ospitato la teca della Quarto Savona Quindici, la Fiat Croma blindata sulla quale persero il 23 maggio 1992 la vita gli uomini della scorta del Magistrato antimafia Giovanni Falcone: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
La teca, che lo stesso questore della provincia di Firenze ha definito “Sacrario della Polizia di Stato”, è stata mostrata alla cittadinanza nei pressi della Loggia dei Lanzi, a due passi dall’Accademia dei Georgofili sventrata nel maggio del ’93 da un attentato esplosivo di stampo mafioso che costò la vita a cinque persone, tra le quali una bambina di appena 50 giorni. Sia il terrorismo che la mafia distruggono vigliaccamente vite e speranze, spazzando via anche la cultura e la storia di un popolo che ha costruito le sue fondamenta attraverso il sacrificio di uomini e donne. Tenere sempre vivo il loro ricordo di questi martiri, rende questi valori immortali anche agli occhi delle nuove generazioni alle quali il questore ha voluto specificatamente rivolgere questo importante percorso, articolato anche attraverso una mostra fotografica che ripercorre alcune delle stragi palermitane oltre a quella fiorentina di via dei Georgofili.