La cerimonia nel Salone dei Cinquecento. E l’ex capo della Polizia si commuove ricordando via dei Georgofili e il pm Gabriele Chelazzi con il quale indagò sulla strage del 1993
Fiorino d’oro al prefetto Franco Gabrielli. La massima onorificenza di Firenze è stata consegnata, ieri, dal sindaco Dario Nardella nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini, il presidente vicario della Corte d’appello Alessandro Nencini, la senatrice Caterina Biti, la prefetta di Firenze Alessandra Guidi, autorità militari, religiose e civili, gli assessori, il presidente del Consiglio comunale Luca Milani e alcuni consiglieri e il sindaco di Montignoso Gianni Lorenzetti.
“Il Fiorino d’oro – ha sottolineato il sindaco Nardella – è anzitutto un segno di gratitudine per tutte quelle persone, fiorentine e non, che hanno stabilito con la nostra città un legame speciale derivante dalla loro attività professionale, culturale intellettuale, sociale. E per questo tengo a ricordare quel legame che Franco Gabrielli ha avuto con Firenze in anni molto particolari, quelli della strage di via dei Georgofili del 27 maggio 1993”.
All’epoca dell’attentato Franco Gabrielli era responsabile della Sezione antiterrorismo della Digos di Firenze. Quella fu la prima inchiesta importante in cui venne applicata la tecnica investigativa dell’analisi dei tabulati telefonici. Grazie a quelli Gabrielli e il pm Gabriele Chelazzi scoprirono che, in quei giorni a Firenze, era stato ‘agganciato’ il cellulare di Gaspare Spatuzza (killer di Cosa Nostra poi collaboratore di giustizia) e poi quello di Pietro Carra, un autotrasportatore di Palermo che aveva trasferito nel continente l’esplosivo delle stragi. Fu la svolta. Quell’esperienza fornì un modello che si rivelò fondamentale anni dopo, nelle inchieste sugli omicidi Biagi e D’Antona, quando Gabrielli era a Roma, alla direzione centrale dell’antiterrorismo. Gabrielli, viareggino cresciuto a Montignoso, ricordando Chelazzi, non ha potuto trattenere la commozione. “Ho voluto citare in particolare questo aspetto – ha aggiunto il sindaco – non solo perché rappresenta uno dei momenti più drammatici della vita della nostra città negli ultimi decenni. Ma anche perché costituisce, idealmente e materialmente, un legame indissolubile della vita di Franco Gabrielli, del suo lavoro, della sua straordinaria e appassionata dedizione alle istituzioni con la vita di Firenze”.
Queste le motivazioni integrali del riconoscimento: “Poliziotto tra i poliziotti”, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla sicurezza della Repubblica, già direttore del Sisde, Prefetto in moltissimi ruoli, capo della Protezione civile, Capo della Polizia di Stato-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, funzionario della Digos di Firenze: tutte declinazioni del suo essere straordinario esempio di civil servant, servitore dello Stato, nel suo significato più alto. Professionista pragmatico, capace di operare con autorevolezza, intelligenza operativa e rigore in settori di primaria importanza, guardando sempre alle esigenze dei cittadini e al bene comune, manifestando la propria vicinanza alle donne e agli uomini impegnati in prima linea a tutela della sicurezza delle comunità. Un esempio per tutti noi e per l’intera società che oggi più che mai ha bisogno di ritrovare punti di riferimento morale e vicinanza alle Istituzioni”.