Presentati dall’assessore al welfare Sara Funaro i nuovi servizi per i senza dimora. Con un investimento di 1,2 milioni di euro il Comune amplia l’offerta per le persone fragili che adesso potranno contare su tre grandi aree di servizi dedicati
Da Centro diurno a in mini hub vaccinale, e adesso polo della marginalità: con la partenza dei nuovi servizi per i senza dimora la Fenice amplia l’offerta per le persone fragili e che si trovano in situazioni di marginalità, dando così una risposta corale, a livello cittadino, al fenomeno dell’homelessness. Nei nuovi locali, che fanno sempre parte del complesso dell’Albergo popolare, opererà un’equipe multidisciplinare all’interno della quale troveranno spazio sette nuove figure professionali: uno psichiatra e uno psicologo; un mediatore linguistico culturale; un Peer Support Expert by Experience, cioè una persona che esce dai percorsi di assistenza e viene valutato idonea a comunicare per facilitare il processo di emancipazione dalla condizione di disagio; un operatore agli Sportelli di ascolto, di orientamento all’abitare e un operatore di strada. A loro si affiancheranno professionisti che già operavano al Centro la Fenice, ovvero un coordinatore esperto del fenomeno dei senza tetto, un educatore professionale socio-pedagogico, uno staff di educatori, due operatori addetti alle residenze, un addetto alle pulizie e un addetto amministrativo.
Le prestazioni offerte si dividono in tre aree: attività di accoglienza e ingresso, attività del Centro diurno (entrambe con accesso da via del Leone), servizi di cura della persona (accesso da piazza Piattellina). Il nuovo appalto che prevede un investimento da parte del Comune di 1 milione e 200mila euro per tre anni, rispetto ai precedenti 400mila euro sempre per la medesima durata, è stato illustrato dall’assessore al welfare Sara Funaro. “Nel nuovo appalto sono stati inseriti tanti servizi aggiuntivi a livello sanitario, sociosanitario e sociale – ha detto -, che fanno della Fenice il polo della marginalità della nostra città. La Fenice adesso fornisce un servizio a tutto tondo e cerca di assistere in maniera più completa i senza dimora e le persone con marginalità e problematiche varie legate anche alle dipendenze che alla salute mentale”.
L’accoglienza alla Fenice si sviluppa secondo tre diverse modalità: accesso diretto tramite il ‘colloquio di primo contatto’ con il rilascio del tesserino di entrata; la registrazione e infine l’accoglienza diurna. Quest’ultima, che è un po’ il cuore di tutto il progetto, offre servizi di prima soglia per rispondere ai bisogni primari, e rappresenta il primo strumento di ‘aggancio’ della persona senza dimora per costruire una relazione con gli operatori del Centro (ad esempio colazione, doccia, barbiere, estetista, deposito bagagli, supporto psichiatrico e psicologico, servizi socio-sanitari). A ciò si aggiunge un percorso di emancipazione da condizione di grave deprivazione socio-economica, i cosiddetti servizi di seconda soglia, dove invece vengono raccolte aspettative, prospettive e strategie per l’emancipazione dalla condizione di senza dimora. Fra i diversi tipi di attività ci sono prevenzione delle dipendenze e delle infezioni da malattie a trasmissione sessuale, gruppi di auto-aiuto, servizio multifunzionale di ascolto, orientamento e accompagnamento, quello dedicato all’orientamento all’abitare, il Solidarity Lockers che mette a disposizione delle persone senza dimora un armadietto privato in uno spazio coperto all’interno del cortile, nell’orario di apertura, per conservare i propri effetti personali in modo sicuro.
“I numeri della Fenice aumenteranno – ha concluso Enrico Palmerini, presidente del Coordinamento Toscano Marginalità -: finora sono state registrate presenze importanti di persone che stazionano già sul territorio fiorentino, che per noi non sono numeri ma storie di vita di persone che chiamiamo per nome. Questa è una scommessa che parte da lontano e siamo pronti ad accogliere la sfida che ci aspetta, cercando di diffondere la cultura sociale per tutta la comunità perché sia sempre più diffusa la consapevolezza che una comunità vive bene se tutte le persone vivono con dignità. Non ci possono essere persone di serie A e persone di serie B”.