Firenze e i suoi quartieri da tempo sono legati da patti di amicizia e gemellaggio verso un popolo esule da 50 anni a causa dell’invasione dei territori da parte del Marocco
Oggi, un gruppo di dieci bambine e bambini Saharawi, Piccoli ambasciatori di pace, è stato accolto a Palazzo Vecchio dall’assessora al welfare Sara Funaro, dal presidente del Consiglio comunale Luca Milani e da Donata Bianchi, Presidente della Settima Commissione consiliare. I piccoli, ospiti dell’Associazione SaharawInsieme di Pontassieve, con la loro presenza rappresentano la storia di un popolo esule da oltre 50 anni a causa dell’invasione da parte del Marocco, che li cacciò dalle loro terre – il Sahara occidentale – ricche di minerali e affacciate su importanti banchi di pesca dell’Oceano Atlantico.
“Firenze – spiega la presidente Donata Bianchi – li ha accolti con grande rispetto perché essi rappresentano un popolo coraggioso che da decenni si batte per vedere applicate le Risoluzioni delle Nazioni Unite e gli accordi di indipendenza sottoscritti. Firenze e i suoi 5 quartieri sono da tempo legati da patti di amicizia e gemellaggio con territori che fanno parte degli estesi campi profughi nel deserto algerino o di Comuni siti nella fascia di deserto liberata dall’occupazione marocchina, ma oggi di nuovo straziata dagli attacchi dei droni. Gli attacchi dei droni da parte delle forze armate del Marocco nel Sahara occidentale, chiaramente mirati ai combattenti del Fronte Polisario, stanno costringendo un numero crescente di persone a fuggire dalla regione desertica per raggiungere i campi profughi in Algeria o le città al confine con la Mauritania”.
I bambini e le bambine sono accolti da tempo in molti Comuni della Toscana, questo gruppo è attualmente ospite dei Comuni della Val di Sieve. “Questi Piccoli ambasciatori di pace – conclude la presidente Bianchi – sono testimoni di una richiesta di pace e giustizia che dobbiamo ascoltare. Li accogliamo nei mesi più torridi dell’estate nordafricana, ma accoglierli non è solo un gesto di solidarietà, bensì è anche una scelta di giustizia, affinché i diritti di questo popolo non continuino a rimanere inascoltati”.