La protesta pacifica dei lavoratori della maison per dire no allo spostamento a Milano. Draghi (FdI): “Il trasferimento è una follia, le istituzioni facciano la voce grossa”. Nardella: “Operazione inaccettabile e indegna”
Sono stati circa un centinaio i lavoratori della Roberto Cavalli che questo pomeriggio hanno manifestato in Piazza Bambini e Bambine di Beslan, a due passi dalla Fortezza da Basso, per ribadire il loro no allo spostamento di tutte le attività della maison di moda a Milano con la conseguente chiusura della sede storica di Sesto Fiorentino (https://www.lamartinelladifirenze.it/chiusura-e-trasloco-a-milano-la-solidarieta-del-consiglio-ai-lavoratori-cavalli/) e il trasferimento di tutte le maestranze nel capoluogo lombardo.
La manifestazione si è svolta mentre nella sede di Confindustria Toscana in via Valfonda si teneva un incontro tra sindacati e azienda. La decisione di chiudere è stata presa dalla società di investimenti Vision Investments, che dal novembre 2019 possiede il brand fiorentino e fa capo alla Damac Properties del miliardario di Dubai Hussain Sajwani, fra l’altro in controtendenza con i segnali di crescita della filiera della moda nell’area metropolitana fiorentina e soprattutto in un momento particolarmente delicato per i lavoratori e le loro famiglie a causa della pandemia da Coronavirus.
Alla manifestazione, che si è svolta pacificamente con una sfilata simbolica e indossando e indossando le mascherine in stile tipico “Cavalli”, ha partecipato il capogruppo a Palazzo Vecchio di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi che ai primi di maggio in Consiglio aveva presentato una risoluzione, fatta propria anche dagli altri gruppi, in cui si chiedeva al Governo una legge per mantenere sul territorio i marchi storici italiani. “Il mondialismo e lo strapotere del mercato globale – commenta Draghi – infliggono anche in questo caso un grave colpo all’economia locale. Ai lavoratori in un momento di crisi come questo non è stata lasciata troppa scelta: o fare la valigie o andare a casa per sempre. Ancora più strano, come già ricordato in Consiglio, credere che spostare la sede serva per sviluppare nuove “prospettive industriali” quando ultimamente numerose aziende hanno aperto i battenti nei comuni limitrofi”.
La vicenda Cavalli a metà maggio era stata oggetto di un intervento alla Camera dell’onorevole Giovanni Donzelli, parlamentare fiorentino di Fratelli d’Italia, che aveva chiesto un intervento del Governo e delle istituzioni locali per quello che aveva definito come un “licenziamento di massa mascherato, peraltro deciso con modalità scarsamente trasparenti”.
E la solidarietà ai lavoratori della Roberto Cavalli arriva anche dal sindaco Dario Nardella che parla di “Operazione inaccettabile, offensiva e indegna di ogni principio giuridico e istituzionale. Siamo di fronte a 170 licenziamenti neanche tanto mascherati, decisi a tavolino che arrivano in un momento di crisi importante sia del settore dell’export che dell’economia in generale. Oggi più che mai sono al fianco dei lavoratori e dei loro rappresentanti e solidarizzo con il sindaco di Sesto Fiorentino”. Che poi aggiunge: “Non dobbiamo fermarci in questa battaglia di civiltà, dobbiamo farlo per questi 170 lavoratori e per tutti gli altri di ogni settore dell’economia. Mi appellerò a tutte le autorità possibili per evitare questo scempio sociale”.
Articolo aggiornato alle 22.05