Il primo cittadino cita Primo Levi e poi aggiunge: “Decreto sicurezza inconciliabile con i valori della Liberazione”
“Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità o la capacità di esprimere e attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente con il terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti”.
Sono la cronaca e l’attualità politica a irrompere nel discorso del sindaco Dario Nardella per il 75° anniversario della Liberazione di Firenze attraverso le parole di Primo Levi usate come monito e come raccomandazione per le giovani generazioni che si ritrovano insieme a ex partigiani, uomini e donne delle istituzioni e tantissimi cittadini in una Piazza Signoria gremita di folla e anche di turisti che curiosi hanno voluto assistere alla celebrazione.
La commemorazione è iniziata presto, alle 7 del mattino, con i rintocchi della Martinella, la campana che da Palazzo Vecchio dette il segnale di inizio dell’insurrezione contro le truppe nazi-fasciste; ed è poi proseguita con l’alzabandiera in Piazza Santa Croce alle presenza del Prefetto Laura Lega, di autorità civili e militari, di associazioni combattentistiche e d’arma, di una “pattuglia” della Linea Gotica di Pistoia e di una rappresentanza dell’associazioni degli ex combattenti indiani sikn anche loro impegnati nella liberazione della Città.
Nardella non ci mette molto ad arrivare al punto centrale della questione che in questi torridi giorni d’agosto sta rendendo arroventato il clima politico nazionale fra crisi di governo, date sulle prossime elezioni politiche e possibili nuove (o vecchie) alleanze. “Il decreto sicurezza – dice il primo cittadino fiorentino alzando il tono della voce e scandendo bene le parole perché non ci siano possibilità di fraintendimento – è inconciliabile con i valori della Liberazione”.
E poco dopo aggiunge polemicamente: “Pochi giorni fa è stata posta la fiducia in Parlamento su quello che è stato definito decreto sicurezza bis. Io condivido le perplessità e anche i richiami formali molto severi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella soprattutto sul fatto che lo Stato italiano punisca con sanzioni, che arrivano addirittura a un milione di euro, coloro che fino a prova contraria salvano da morte certa le persone in mare. Sono questi i valori di solidarietà per i quali i partigiani hanno lottato? È questo lo Stato per il quale i nostri concittadini hanno versato il loro sangue? È questa l’Italia che vogliamo mostrare al mondo intero? Non penso proprio”.
Il ministro dell’Interno Salvini, dunque, al centro delle attenzioni di Nardella che poco prima di iniziare la cerimonia aveva rivolto un durissimo attacco al responsabile del Viminale: “L’Italia – aveva detto conversando con i cronisti – è una nave in grande difficoltà, che rischia di prendere uno scoglio. Abbiamo una crisi economica, c’è il tema dell’aumento dell’Iva che va evitato, le opere pubbliche che vanno sbloccate. Ma purtroppo Salvini, che parla sempre di navi, ha abbandonato la nave Italia: se ne è andato e non vuole prendersi la responsabilità di affrontare questi nodi”.
Leandro Agresti “Marco”, uno dei primi partigiani saliti sui monti per combattere nazisti e fascisti, ricorda i tanti compagni scomparsi: alcuni anche uccisi in nome della libertà. Ma la testimonianza più commovente è quella di Riccardo Mattei, figlio di Liliana Benvenuti “Angela”, recentemente scomparsa, staffetta partigiana che “prima di partire per ogni missione si faceva il segno della croce”.
Racconta Mattei che subito dopo la Liberazione un giornalista americano la intervistò e quando le chiese cosa volessero fare adesso i, partigiani lei candidamente rispose: “andare a ballare, sabato. Dopo tante adunate militari lei voleva solo la libertà, poter andare a ballare quando, dove e con chi si vuole”.
Intanto stamattina il presidente della Regione Enrico Rossi è a Sant’Anna di Stazzema insieme al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi per ricordare le 560 vittime dell’eccidio nazista. Assieme a loro ci saranno il sindaco di Moers (cittadina gemellata con Stazzema) Cristoph Fleischauer e il rappresentante dell’Associazione Martiri Sant’Anna. A Fiesole invece sarà ricordato il sacrificio di Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti i tre Carabinieri che il 12 agosto 1944 si consegnarono alle truppe tedesche nella cittadina per salvare 10 ostaggi e subito dopo vennero fucilati.