E’ una delle ospiti più anziane delle Rsa fiorentine e vive nella residenza Le Casette della Madonnina del Grappa. Sabato, per il suo compleanno, riceverà la visita dell’assessore al welfare Sara Funaro e del presidente dell’Ente Vincenzo Russo
Angiolina Fanteria compie 108 anni ed è una delle ospiti più anziane delle Rsa fiorentine. Vive nella residenza Le Casette della Madonnina del Grappa (in via don Giulio Facibeni) e festeggerà il suo compleanno sabato 8 ottobre, alle 15 alla presenza, tra gli altri, del presidente della Madonnina del Grappa Vincenzo Russo e dell’assessore al sociale del Comune di Firenze, Sara Funaro.
“Il segreto della mia longevità? – dice – Aver lavorato per tutta la vita”. Nella sua lunghissima vita è stata sarta, prima in una boutique in via degli Speziali. “Lavoravo giorno e sera, poi quando tornavo a casa cucivo i vestiti per i miei familiari, spesso fino a tarda notte”.
A 11 anni ha smesso di andare a scuola, ha iniziato a lavorare quando era adolescente, a circa 14 anni, per aiutare la sua famiglia. “L’ago e il filo sono sempre state due grandi mie passioni, ho messo l’anima in questo lavoro”. Ha realizzato vestiti per personaggi illustri di Firenze, ma quello più bello, ripete lei, l’ha fatto per il matrimonio della bisnipote quando aveva già 80 anni. Ricorda ancora come tutto è iniziato. “Mi divertivo a disegnare i vestiti ritagliando e disegnando la carta gialla dei bottegai attorno a casa mia, da lì è cominciata la mia passione. E poi vestivo sempre le bambole che avevo in casa”. Angiolina, nonostante i 108 anni, è lucida, non ci sente benissimo, ma parla bene e argomenta senza problemi. Si muove soltanto con l’ausilio della carrozzina e passa le sue giornate a dialogare con gli altri ospiti della Rsa di via don Giulio Facibeni, nel quartiere di Rifredi.
È nata il 7 ottobre del 1914 a Firenze, in piena Prima Guerra Mondiale. Ricorda poco di quella guerra, ma ricorda tutto della Seconda guerra mondiale. “Andavo a lavorare lo stesso, anche sotto le bombe che cadevano a poca distanza da casa nostra al Ponte di Mezzo, accanto a noi c’era una fabbrica di armamenti ed era pericoloso vivere lì. Ricordo che per esorcizzare la paura, continuavo a lavorare disegnando e cucendo maglioni, pantaloni, magliette. Ricordo che c’erano due ragazzi che si vestivano da donna per paura di essere reclutati”. E poi la fuga nei rifugi quando c’erano le sirene: “Andavamo sottoterra e ci stavamo per giorni, c’era poco da mangiare e si faceva la fame”.
Angiolina non è mai stata sposata, mai avuto un figlio. “Non mi piace essere sottoposta, stare alle regole della famiglia e di un marito” dice scherzando, ma non troppo. Però oggi ha due nipoti, due bis nipoti e tre bis nipoti. “Sono loro la mia gioia, la forza che mi fanno andare avanti”. Angiolina ha vissuto in casa fino a 107 anni, poi l’anno scorso è arrivata nell’Rsa della Madonnina del Grappa. “Adesso posso anche morire, ho già vissuto abbastanza, non so più cosa fare”. Il mondo di oggi non le piace molto. “Anni fa ci bastava davvero poco per essere felici, oggi le persone e i giovani non si accontentano mai, sono sempre insoddisfatti, sempre alla ricerca di qualcosa che neppure sanno. Io giocavo con le bambole e con l’altalena ed ero felice, oggi invece i giovani sono troppo esigenti, non conoscono il senso del sacrificio e della rinuncia”. Se Angiolina è arrivata a questa Rsa, il merito è anche di don Giulio Facibeni. “Fu lui a consigliarmi di venire qui, veniva sempre a casa di mia mamma che era inferma, le sue parole erano di grande conforto per la nostra famiglia, lo ricorderò sempre come una persona straordinaria”.