Il Consiglio di Stato dà ragione all’inquilino: i 14 appartamenti di edilizia residenziale pubblica non potevano essere venduti. Bundu e Palagi sul vertice: “Nardella scopre adesso il problema della casa”
Il sindaco Nardella propone un patto per una città accessibile a tutti dal punto di vista abitativo di cui tempi, modalità e caratteristiche ancora non si sa praticamente nulla, ma intanto il Comune incassa una clamorosa sconfitta nella vicenda delle case popolari di via de’ Pepi che secondo il Consiglio di Stato, dopo una pronuncia favorevole anche del Tar, sono appunto case popolari e quindi non possono essere vendute.
Tutto ha inizio sette anni fa quando Giuseppe Cazzato, storico appartenente ai movimenti per il diritto alla casa, sindacalista Cobas e unico inquilino dei 14 alloggi Erp ubicati nella strada del popolare quartiere di Santa Croce, fece ricorso contro il piano di alienazioni di Palazzo Vecchio. Per il Comune quegli alloggi, al pari di altri 47 sparsi per la città, tra via del Romito, via di Carraia, via dello Sprone, via di Soffiano, via Toselli, via Bolognese, via Gemignani, via Bandinelli, via Beata Umiliana e via Bolognese, non erano da considerarsi come edilizia residenziale pubblica. Di conseguenza, la decisione di cederli ad Invimit, società legata al ministero dell’economia, che avrebbe dovuto avere il compito di venderli tutti all’asta. Cazzato tira dritto e anche il Comune che pur riservandosi di aspettare la sentenza del Tar sul blocco delle 14 abitazioni di via de’ Pepi mette in vendita nel 2017 gli altri 47 alloggi. Fondi, spiega l’allora assessore la patrimonio Federico Gianassi, che “saranno reinvestiti nel sociale”; una mera operazione speculativa invece a giudizio della sinistra di allora guidata da Tommaso Grassi. “Per una cifra ridicola, di poco superiore ai tre milioni di euro, mentre altri otto milioni sarebbero potuti arrivare dopo vent’anni”, ricorda adesso Cazzato. In sostanza, nell’operazione Palazzo Vecchio incassava subito una (piccola) quota mentre il resto, liquidato come quote di un fondo immobiliare gestito dalla stessa Invimit, sarebbe arrivato molto più tardi. Intanto gli atti fanno il loro corso. A Febbraio 2018 il Tar si pronuncia a favore dell’inquilino e Gianassi in Consiglio afferma che in caso di sconfitta il Comune non avrebbe fatto ricorso al Consiglio di Stato. Invece così non è perché l’amministrazione tira dritto un’altra volta e il pronunciamento arriva soltanto adesso con l’ulteriore esito favorevole per Cazzato e la nuova sconfitta per l’amministrazione, pietra tombale su tutta la vicenda. “Sette anni che mi hanno provato, ma è una battaglia che andava fatta, non tanto per me ma per il diritto all’abitare”, rivendica Cazzato, oggi 64enne. “Adesso chiediamo l’immediato riutilizzo a fini abitativi, con la riassegnazione degli immobili di via dei Pepi ed il blocco della vendita di tutti gli altri immobili conferiti a Invimit”, chiede Maurizio Milana, il legale che lo difende.
Richiesta sottoscritta anche da Sinistra Progetto Comune che l’ha portata in Consiglio Comunale non ricevendo però risposta su quali siano adesso le intenzioni della Giunta. Antonella Bundu e Dmitrij Palagi però colgono anche l’occasione per esprimere il loro scetticismo riguardo al vertice sull’abitare a Firenze, convocato da Dario Nardella martedì scorso e andato in scena nel Salone de’ Dugento: “Il sindaco – attaccano – scopre ora il problema della casa, ma è un problema che esiste da anni. Il vertice ci sembra arrivare in ritardo e non essere efficace. Tante delle realtà presenti le incontriamo sul territorio, durante l’esecuzione di uno sfratto o nel momento in cui trovare soluzioni concrete per chi si ritrova schiacciato da un costo della vita sempre più insostenibile per tanti nuclei familiari. Continuare a voler attrarre studentati privati e promuovere la città per aumentare il turismo, aumentando la tassa di soggiorno, aiuta l’accessibilità al mercato degli affitti e dei mutui? Sindacati, associazioni e movimenti da tempo avanzano proposte precise. Il Patto per Firenze sarà solo una carta da rivendicare in campagna elettorale o entro il 2024 si pensa di poter fare qualcosa con risorse comunali? O la maggioranza si limiterà a dare la colpa al nuovo Governo nazionale? Da approfondire poi l’allarme che ci sembra arrivare da Casa S.p.A. sull’insostenibilità di un modello in cui sono necessarie risorse e investimenti che mancano da troppo tempo. Quando si smette di far funzionare il pubblico, spesso, si ha in testa di affidare le risposte al mercato: c’è chi pensa di privatizzare il bisogno abitativo?”.