Il Governatore toscano si è poi recato ai cancelli della fabbrica campigiana dove nel pomeriggio è atteso anche Dario Nardella. “Cinismo estremo e procedura di estrema arroganza. Ci attiveremo per un codice etico che dia luogo a sanzioni molto forti”.
Pronto a recarsi a Londra, alla sede della Melrose, per difendere i 422 lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio licenziati senza alcun preavviso via mail venerdì scorso dal fondo di investimento finanziario inglese. E’ scuro in volto e molto teso il presidente della Regione Eugenio Giani che questa mattina ha incontrato i giornalisti a Palazzo Strozzi Sacrati per poi andare davanti ai cancelli della fabbrica campigiana che produce semiassi auto per Fiat e Lamborghini dove intorno alle 18 è atteso anche il sindaco della Città Metropolitana Dario Nardella. Giovedì a Roma si terrà il tavolo nazionale attivato dalla viceministro Alessandra Todde presso il ministero dello sviluppo economico con tutte le parti interessate: il governo, le istituzioni locali e regionali, le organizzazioni sindacali, i rappresentanti Gkn. L’obiettivo è di sospendere la procedura dei licenziamenti “che è immotivata”. E subito dà la sua solidarietà al sindaco di Campi Emiliano Fossi che stamattina ha vergato una ordinanza con effetto immediato, che introduce il divieto di avvicinamento al perimetro aziendale dello stabilimento di Gkn per i mezzi pesanti. In sostanza per evitare che il sito produttivo venga smantellato e i macchinari siano trasferiti altrove con i Tir.
Giani parla di “cinismo estremo” e di “procedura di estrema arroganza” da parte di Gkn e sottolinea che se c’è un aspetto che letteralmente grida vendetta con il richiamo ‘etico’ che campeggia sullo stesso sito del fondo che, spiega Giani “descrive la propria attività come quella di chi “compra, valorizza, rivende: in questo caso sta facendo esattamente l’opposto. Il lavoro è un elemento determinante nella vita della comunità e non si può pensare che nel 2021, in Italia, si mettano a casa oltre 422 lavoratori e l’indotto con una semplice mail, non preavvertita da alcuna comunicazione”. Per questo la vicenda della Gkn deve diventare nazionale: servono per il governatore toscano determinazione, vicinanza ai lavoratori e la forza di parlare con Melrose “per indurre atteggiamenti di ragionevolezza” perché il primo passo è affidato alla capacità di tutto il sistema delle istituzioni, del movimento movimento sindacale e della rappresentanza dei lavoratori di “essere costante nel chiedere l’interruzione della procedura”. Perché come è stato più volte sottolineato in questi giorni amari per le maestranze lo stabilimento non è in crisi, le commesse ci sono e negli ultimi tempi poi sono stati effettuati forti investimenti in robotica per la produzione di componenti auto che poi sono assemblati per la produzione Fiat Stellantis. E qui Giani mette in campo il secondo punto d’impegno: “Vogliamo che Fiat Stellantis, se ha rapporti con il Governo o se gode di agevolazioni, sia consapevole del fatto che uno dei suoi principali produttori di componenti si comporta così”.
Ma non basta. “Quanto accaduto a Campi Bisenzio – scandisce pesantemente Giani – può ripetersi altrove. Bisogna trarre insegnamento da quanto avviene e la legislazione italiana deve adeguarsi: oggi non hai più di fronte gli imprenditori che comunque hanno a cuore capacità produttiva e l’immissione di prodotti sul mercato”. La logica che ha portato a dire ‘si chiude’ non è infatti “una logica di produzione ma finanziaria”, come si desume dai “brevi contatti avuti con gli esponenti locali di Gkn, con i quali il ragionamento che viene fatto è quello della riorganizzazione aziendale: questo non può esistere”. Quindi, aggiunge Giani “Ci attiveremo come Regione per un codice etico che, qualora non sia rispettato, dia luogo a sanzioni molto forti”. Valerio Fabiani consigliere del presidente per lavoro e crisi aziendali ricorda che i rapporti degli ultimi mesi con Gkn erano stati difficili, faticosi: mentre la Regione era pronta “a parlare di nuovo piano industriale e di un protocollo d’intesa per dare una cornice istituzionale”, i manager avevano sostenuto “che non avevano neanche più bisogno degli ammortizzatori sociali”. Una spia, probabilmente di quanto si stava preparando.