Sopralluogo oggi per verificare la possibilità in futuro di riaprire l’antico l’antico percorso pedonale che collega la Torre della Zecca vecchia alla Torre di San Niccolò
Regione e Comune insieme per valutare fattibilità e metodo per riaprire l’ antico percorso pedonale di 250 metri di lunghezza, posto 5 metri sotto il livello del fiume, che collega la torre della Zecca Vecchia e la Torre di San Niccolò. In mattinata il sopralluogo del presidente della Regione Eugenio Giani e del sindaco di Firenze Dario Nardella accompagnati dai tecnici. Una sorta di Corridoio Vasariano, ma sotterraneo, come l’ha definito il Governatore toscano che insieme al primo cittadino fiorentino a bordo di un gommone ha percorso la galleria. Obiettivo far tornare agibile un impianto di grande importanza storica e costituire un’opportunità in più per turisti e fiorentini di conoscere una parte di città sconosciuta ai più.
“Il questo modo – dice ancora Giani – i flussi turistici sarebbero condotti verso quella che chiamo la ‘suggestione Oltrarno’. Siamo ovviamente in una fase di valutazione preliminare in cui non si possono ipotizzare tempi di realizzazione. Volendo fare una primissima proiezione dei costi però si possono ipotizzare tra i 3 e i 5 milioni di euro per l’intervento di ripristino”.
Adiacente alla pescaia di San Niccolò esiste una galleria binata che faceva parte dell’insieme della vecchia Fabbrica dell’Acqua (l’acquedotto cittadino) che sorgeva sulla riva sinistra del fiume in corrispondenza dell’attuale giardino all’aperto in lungarno Cellini – piazza Poggi. La fabbrica dell’acqua è poi stata demolita nel 1959 per via della costruzione del nuovo acquedotto dell’Anconella, mentre i restanti manufatti sono ancora esistenti benché privi della necessaria manutenzione. La galleria binata, estesa per circa 250 metri e posta a 5 metri sotto il letto del fiume tra la sponda sinistra e quella destra dell’Arno seguendo l’ipotetica continuazione della mura cittadine tra la torre della Zecca Vecchia dove si trovava l’antico conio e la Torre di San Niccolò, era composta da due canali: uno a monte, filtrante ovvero funzionante come prima depurazione dell’acqua del fiume che poi sarebbe stata condotta e pompata in superficie alla fabbrica dell’acqua; l’altro serviva per l’ispezione e la manovra degli operai e conteneva il tubo dell’acquedotto, ancora oggi presente, che ripartiva dalla fabbrica dell’acqua e portava acqua pulita alla riva destra del fiume. L’accesso alla galleria era garantito da due pozzi completi di scaletta in muratura uno su ogni riva. Ed è proprio questa seconda galleria di manovra, ove insiste il tubo dell’acquedotto, l’oggetto delle ispezioni per poi ripristinarne l’agibilità.