Fino al 24 settembre abiti, gioielli, opere d’arte, bozzetti e fotografie racconteranno la creatività esplosiva di una delle protagoniste più eccentriche della moda all’italiana, descritta da Fernanda Pivano come “la sarta intellettuale”
Abiti e gioielli, opere d’arte, fotografie e bozzetti saranno esposti nella mostra antologica che racconta, per la prima volta in modo completo, lo stile, la fantasia e le visioni di colei che fu definita “Sarta intellettuale”, da Fernanda Pivano e “Interprete rara di poesia” da Giuseppe Ungaretti. “Germana Marucelli (1905-1983). Una visionaria alle origini del Made in Italy” è il titolo dell’esposizione dedicata alla rivoluzionaria stilista fiorentina, che si potrà visitare dal 13 giugno al 24 settembre in quindici nuove sale del Museo della Moda di Palazzo Pitti, riaperte ai visitatori proprio per questa occasione.
Circa 150 i pezzi che compongono il ricco e vario itinerario della rassegna, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi in collaborazione con l’Associazione Germana Marucelli e curata da Silvia Casagrande e Vanessa Gavioli. Obiettivo della mostra è far conoscere al grande pubblico una delle figure più emblematiche del Made in Italy, una voce importante per la rinascita culturale ed economica dell’Italia del dopoguerra e oltre. Articolata come un percorso a ritroso, dai primi anni Ottanta al finire degli anni Quaranta, l’esposizione rievoca lo scenario storico in cui il Made in Italy vide i propri natali a Firenze, e più precisamente a Palazzo Pitti. Negli spazi del Museo della Moda, gli abiti creati dalla Marucelli vengono posti in dialogo con opere d’arte e gioielli di artisti italiani con i quali collaborò, come Paolo Scheggi, Pietro Gentili e Getulio Alviani; grande rilevanza è data alla relazione tra arte, architettura, moda, e cultura nel senso più ampio.
In mostra vengono perciò ricreati gli ambienti sia del salotto culturale della stilista, fulcro della sua attività negli anni Quaranta e Cinquanta (e frequentato da poeti, artisti e intellettuali come Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo, Gillo Dorfles, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Francesco Messina, Bruno Munari, Ettore Sottsass, Giò Ponti, e il filosofo Dino Formaggio) sia dell’atelier progettato per lei da Paolo Scheggi nel 1964, così da consentire al visitatore di entrare direttamente nel luogo e nel momento storico in cui la Moda si faceva.
L’accento è posto in particolare sul percorso artistico unico e ‘multidisciplinare’ della stilista, che, tra spinta innovativa e continui rimandi ai grandi temi del passato ha anticipato linguaggi oggi attuali, ponendosi a tutti gli effetti come pioniera di nuove tendenze e visioni. La sua ricerca stilistica, che assume a tratti connotazioni tour court antropologiche, si concentra nella realizzazione di abiti che non avvolgano la donna, ma che ne siano estensione e interpretazione. In lei prevale un concetto nuovo per la moda del tempo, in cui la donna non è più soggetto passivo da rivestire di significati, ma al contrario ne diventa componente attiva, ragione e senso. Nelle sue collezioni Germana Marucelli esprime perfettamente l’animo femminile di un tempo in costante cambiamento; e ne incanala il potenziale espressivo, raffigurandone con gli abiti le diverse incarnazioni, come la Guerriera-Sacerdotessa, la mistica donna in Saio, la donna Cinetica degli op-dress, la Crisalide, donna in continua metamorfosi. Ancorata al Rinascimento fiorentino al punto da farne uno stile di vita, diviene mecenate delle arti, fulcro di un salotto culturale, “I Giovedì di Germana Marucelli” e persino promotrice del premio di poesia il “San Babila”.
Germana Marucelli era nata all’inizio del secolo a Settignano: è considerata a tutti gli effetti l’antesignana del Made in Italy. Durante il periodo bellico inizia a elaborare uno stile proprio, indipendente dalla haute couture francese e ritenuto da molti anticipatore del New Look di Dior. Sul finire degli anni Quaranta affianca Giovan Battista Giorgini nella sua battaglia per l’affermazione della moda italiana e partecipa con entusiasmo ai primi eventi che, a Firenze, ne scandiscono l’esordio: nel febbraio del 1951 a Villa Torrigiani, e a seguire, nel luglio del 1952, alla Sala Bianca di Palazzo Pitti, luogo natale del “Italian High Fashion Show”.